Ha finito oggi la sua missione terrena Fra’ Biagio Conte, “l’ultimo Santo di Sicilia”
E’ morto questa mattina a Palermo Biagio Conte, 59 anni, missionario laico protagonista di numerose battaglie in difesa dei poveri e degli indigenti. A Palermo nel 1993 aveva fondato la Missione Speranza e Carità.
Da tempo era gravemente malato; attorno a lui si sono stretti fino all’ultimo i volontari e gli ospiti della comunità che aveva fondato.
Una vita spesa per gli ultimi quella di Biagio Conte, che ha creato a Palermo e in provincia nove comunità.
Figlio di un industriale edile, dal maggio 1990 decise di dedicarsi a Dio, vestendosi di sacco, rinunciando a una casa, ritirandosi nelle montagne dell’entroterra siciliano e vivendo come un eremita, per poi incamminarsi in solitudine verso Assisi.
Tornò a Palermo con l’intenzione di partir per l’Africa come missionario, ma rimase tra la sua gente: “Qui in troppi soffrono povertà e abbandono, qui è la mia missione”.
Cominciò dai senzatetto della Stazione di Palermo Centrale, facendosi – e lo era – uno di loro. Continuò fondando, nel 1993, la “Missione di Speranza e Carità” che ha ospirato e aiutato, negli anni, migliaia di persone senza chiedere ad alcuno in quale Dio credesse.
Il 16 gennaio 2014 Biagio Conte, da anni costretto su una sedia a rotelle a causa di vertebre schiacciate a seguito delle spossanti fatiche cui si è sottoposto nella Missione, riprende a camminare dopo un’immersione nelle acque di Lourdes.
Nel 2018, dopo la morte di alcuni senzatetto nelle strade di Palermo, in segno di protesta contro la povertà decide di dormire in strada, sotto i portici del Palazzo delle Poste centrali, iniziando uno sciopero della fame durato dieci giorni; in seguito la Regione ha finanziato l’ampliamento della struttura di via Decollati.
E anche in questi ultimi giorni, pur gravemente malato, Frà Biagio era tornato a lanciare appelli alle istituzioni per aiutare la missione che aveva fondato nel pagamento delle bollette e delle spese necessarie per garantire l’assistenza agli indigenti. Sulla figura del missionario laico è stato girato anche un film intitolato “Biagio”.
Piero Gurrieri da Vittoria vuole ricordare le sue ultime parole, dette a fatica, alla messa di Natale: “Cercate di rendere migliore questo nostro mondo”. L’ultima consegna, l’eredità spirituale, di un uomo che, dopo aver lasciato tutto per i poveri e per Dio, in ultimo ha dato un’altra lezione, accettando la sofferenza e spegnendosi lentamente, e serenamente, nella sua cella palermitana, in via Decollati, stretto dall’affetto di tutta Palermo e dei suoi, della Missione Speranza e Carità da lui fondata.
Biagio non è stato un prete nè un monaco, lo hanno chiamato “Frà” perchè si è fatto fratello di tutti, e per tutti ha camminato, spesso portando sulle proprie spalle una croce più pesante di lui. Quando, alcuni anni fa, gli stenti e la fatica lo costrinsero in una sedia a rotelle, pregò perchè potesse tornare a camminare, e gli fu dato.
Il collega giornalista Gianfranco D’Anna lo ricorda come l’ultimo Santo della Sicilia: “La sua scomparsa lascia una profonda eredità universale e un messaggio di fratellanza e solidarietà cristiana in una Palermo che anche grazie alla sua opera é profondamente cambiata e trasformata nella capitale dell’antimafia e della cultura.
Se, come confessava Sant’Agostino, “è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli” allora si può affermare con certezza che Fratel Biagio Conte è stato davvero un angelo che ha alleviato le sofferenze degli ultimi….”
In questi ultimi anni Fra’ Biagio era stato più volte anche in provincia di Ragusa, nel 2017 era stato a Ragusa in occasione della presentazione del volume di Francesco Inguanti “Qualcosa di prezioso che accade. La missione di Speranza e Carità raccontata da Biagio Conte a Francesco Inguanti” accolto dal vescovo monsignor Carmelo Cuttitta, e da Franco Antoci che avevano evidenziato la “prepotenza” di Frà Biagio che nasce dall’amore per i poveri.
Nel 2016 a Pozzallo invece gli era stata consegnata la Palma della Pace, alla presenza del vescovo di Noto, Antonio Staglianò, di don Michele Iacono e dei preti locali. «È un segno di speranza – aveva detto in quella occasione il missionario. Grazie alla Sicilia, a Pozzallo e a Lampedusa, per gli extracomunitari che sono un dono di Dio, che sono un segno di Dio, sono una risorsa e il mondo dovrà vedere ed ascoltare. Io nel mondo mi metto a disposizione della carità, della pace e della speranza. Non alziamo muri, è grave, apriamo ai segni di Dio e non chiamiamo un uomo clandestino è davvero grave».
Anche Ispica ha conosciuto Biagio Conte in un paio di occasioni, legate all’Arcivescovo don Corrado Lorefice che con fratel Biagio ha subito instaurato un rapporto bello ed intenso. “Ora che Biagio Conte non c’è più il coro è partito: “Santo subito!”. Se proprio è il caso facciamolo pure santo: subito, quasi subito o con calma non importa. Stiamo bene attenti a non rinchiudere una prova e un esempio di santità vera e libera in una nicchia sotto il peso opprimente di un’aureola” scrive il collega Gianni Stornello.