Modica: aumentano i ‘nuovi poveri’. Lo conferma il Direttore della Caritas cittadina Fabio Sammito: “una situazione difficile”

Ci sono storie che non vorremmo mai ascoltare, come quella di una mamma che non riesce a dare da mangiare ai suoi figli o di chi è costretto a dormire dentro una macchina ma oggi, più che mai, ci rendiamo conto che non si tratta di casi isolati ma, la povertà, è qualcosa che tocca da vicino tutti noi. Perché i ‘nuovi poveri’ sono coloro che, senza andare troppo indietro nel tempo, avevano un lavoro dignitoso, una casa, una vita sociale e che all’improvviso, anche a causa della pandemia, hanno perso tutto. Prima il lavoro, poi la casa e poi anche la dignità.

Ne abbiamo parlato con il direttore della Caritas di Modica Fabio Sammito. “A Modica, ci spiega Sammito, ci sono 10 Centri di aiuto legati al sistema Caritas attraverso i quali si sono assistite 1658 persone in maniera continuativa durante l’anno 2022. Nei vari centri di ascolto e di aiuto, stiamo percependo in maniera forte la crescita di nuovi poveri, persone che prima erano considerate in una fascia di sicurezza oggi fanno fatica anche a fronte dell’aumento del costo dell’energia. Registriamo, dunque, un ampliamento del disagio e delle fragilità anche in famiglie che non vengono da una storia di povertà o disagio sociale. Solo il 30% sono famiglie straniere, gli altri sono modicani. Ci sono zone particolarmente colpite dal disagio come alcuni quartieri di Modica Alta e di Modica Bassa, ma anche ovviamente alla Sorda soprattutto nelle zone delle case popolari. Tuttavia, sottolinea il Direttore della Caritas, è importante precisare che questi sono i dati a nostra disposizione ma oltre il sistema di tracciamento Caritas ci sono molte realtà parrocchiali che aiutano e sostengono molti fratelli”

Un problema, quindi, che tocca da vicino la nostra città e che necessita di essere affrontato da chi di dovere anche se purtroppo, duole constatare, come da qualche tempo a questa parte, i servizi sociali del Comune di Modica, non solo non riescono a dare risposte perché non ci sono fondi per aiutare queste famiglie ma, non riescono nemmeno ad immedesimarsi nel loro dramma e spesso, si mostrano infastiditi e poco empatici e questo, certo non aiuta queste persone che sono costrette a mettere da parte la loro dignità, per garantire un pasto caldo o un tetto per i loro figli.

E a proposito di tetto, un altro grave problema messo in evidenza dal Direttore della Caritas è quello dell’emergenza abitativa.

Un tema che abbiamo affrontato con il Commissario Straordinario dello Iacp di Ragusa Paolo Santoro che, ha confermato, la mancanza di nuovi alloggi popolari che, possano fare fronte al numero sempre crescente di richieste, come sottolinea anche Sammito: “Non ci sono case in affitto e, quelle che ci sono, non sono alla portata di queste persone che, ovviamente, non possono dare garanzie né tanto meno sostenere la spesa dell’affitto. A volte, cerchiamo di aiutarli anche in questo modo, non solo con il sostegno alimentare, ma pagando loro le bollette e, soprattutto, ascoltandoli e supportandoli perché, spesso, una parola di conforto, può fare più di qualsiasi altro gesto. Sono persone fragili, che vivono un dramma profondo e spesso, si sentono in colpa, per non poter aiutare le loro famiglie. Perché, un altro grave problema, è quello della mancanza di lavoro, soprattutto per persone di una certa età che lo hanno perso. Insomma, i problemi sono tanti e noi cerchiamo di fare quello che è nelle nostre possibilità ma ci rendiamo conto a volte che non basta, per fortuna ci sono tante persone generose che ci aiutano ad aiutare e a creare quella rete di solidarietà che purtroppo molto spesso le istituzioni non garantiscono”

Una situazione, insomma, davvero drammatica quella che emerge dalle parole del Direttore della Caritas e che deve spingere le istituzioni ad intervenire per arginare il fenomeno che, rischia solo di crescere ulteriormente, a causa del costo elevato della vita.

Ma, è anche vero che, ciascuno di noi, può fare qualcosa per queste persone, perché non si tratta di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico ma condividere, il poco o il molto di cui ognuno di noi dispone, con quanti non hanno niente.  

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