Ci sono porti e porti, ma quelli della Sicilia si raggiungono in poche ore. Perchè le Ong sono contro il Governo italiano
(di Michele Giardina) – Ci sono i porti della Sicilia ove approdare in poche ore – protestano le Ong – e tu governo italiano ci assegni solo i porti del Nord Italia? Potremmo raggiungere in poche ore Pozzallo e Lampedusa, ove nel corso degli ultimi anni abbiamo traghettato senza alcun problema migliaia e migliaia di persone, ed invece ora ci imponi di attraccare nei porti di Ancona, Ravenna, La Spezia, Civitavecchia, Taranto, Livorno, Gioia Tauro, Bari, Salerno.
Che storia è questa? I porti più vicini e più adatti alla bisogna sono solo in Sicilia. Perché mai dobbiamo fare viaggi più lunghi? L’hai stabilito tu, governo italiano, senza sentire il nostro parere? Ma come ti permetti? A che gioco giochiamo? Noi siamo organizzazioni prestigiose e meritevoli, impegnate solo ed esclusivamente a salvare vite umane in mare. Non abbiamo nessun altro interesse. Nessuno. Non è per nulla vero che facciamo questo lavoro per business. Nulla di più falso che per ogni migrante salvato ci viene corrisposta una certa somma. Infamante inoltre l’accusa che ci viene rivolta di avere contatti con i trafficanti di vite umane. Sono falsità. Menzogne. Speriamo di essere stati chiari una buona volta per tutte. Noi siamo noi, portatori sani di morale e etica. Tu Italietta, chi credi di essere?
In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, con deleghe di coordinamento delle norme che riguardano coste e mare, ci tiene però a precisare:” Le critiche delle Ong sono infondate. Le norme contenute nel decreto voluto dal ministro dell’Interno Piantedosi, non violano affatto il diritto internazionale. E’ bene specificare al riguardo – aggiunge Musumeci – che una cosa è soccorrere chi rischia di annegare, altra cosa è fare un servizio di taxi di carne umana, finendo con l’alimentare il traffico di persone vittime delle organizzazioni criminali”.
Dal Viminale inoltre ribadiscono ancora una volta che “non saranno aperti i porti meridionali del Paese per una questione di gestione logistica, dopo che per tanti anni sono stati stressati da centinaia di sbarchi con migliaia di migranti”.
Il problema immane, controverso e mai risolto della mobilità forzata di migliaia di persone in fuga dai Paesi dell’Africa subsahariana e del Medio Oriente che, via mare, cercano di raggiungere i Paesi frontalieri, riguarda l’Europa; pertanto i confini di Malta, Grecia, Cipro, Spagna e Italia sono confini d’Europa. Su questo aspetto geopolitico non ci piove. Inutile menare il can per l’aia.
Al riguardo Francia e Germania abbiano la compiacenza di prendere atto che la realtà umana, sociale e politica, specialmente in questo fibrillante periodo storico, è in continuo divenire. La smettano, dunque, queste sedicenti nazioni-guida di menarcela con la presunzione di volere scrivere l’agenda d’Europa a loro piacimento, dettando tempi di azione e di intervento.
Il mondo intero sa che il Paese che sta pagando il prezzo più alto per i “progetti pro-immigrazione assolutamente fallimentari” messi in campo dall’Europa, è l’Italia.
Basta leggere numeri e dati di Mare Nostrum, Frontex Triton, Frontex Themis e Operazione Sofia per rendersi conto del danno immenso provocato al nostro Paese dal punto di vista economico, sociale e della sicurezza del territorio da progetti fasulli elaborati da uno staff europeo incapace e megalomane.
I politici che negli ultimi cinque lustri hanno consentito operazioni, accordi e progetti che hanno avuto come risultato finale quello di far sbarcare centinaia di migliaia di migranti sulle nostre coste, farebbero bene a trovarsi un angolo sparuto del mondo ove rifugiarsi in esilio volontario.
Operazione miope e devastante quella di avere permesso che l’Italia diventasse unico porto sicuro al mondo e unico posto free per profughi, migranti economici, ex carcerati e malintenzionati di ogni risma, traghettati sulle nostre coste a bordo di navi Ong tedesche, francesi e olandesi.
Proprio in queste giorni, tuttavia, l’Europa ed anche l’Onu (da non credere) invitano l’Italia a ritirare il decreto Piantedosi. Evviva. Bene. Benissimo.
L’ingerenza negli affari interni di un Paese libero e democratico da parte di due realtà istituzionali che da sempre, a proposito di immigrazione clandestina, fanno finta di non vedere quello che succede in Sicilia, a Lampedusa, a Pozzallo e negli altri porti siciliani … è paradossale.
Udite, udite: l’Onu, che contro guerre e invasioni fa solo chiacchiere e che, come si dice dalle nostre parti, nun cunta e nun canta, oggi (incredibile) trova il tempo per fare la voce grossa contro l’Italia perché ritiri il decreto sulle Ong emanato dal governo del Paese e regolarmente approvato in Parlamento. Siamo alle comiche.
Europa e Onu si interroghino piuttosto sul business delinquenziale che riguarda i porti di partenza dei migranti, sulle sporche attività milionarie dei trafficanti di vite umane, sul perché tutte le navi Ong operano esclusivamente sulla rotta cirenaica, nonostante non sia la più trafficata, ignorando quasi del tutto la rotta tripolitania.
Si domandino inoltre a che titolo e con quale diritto i dirigenti di queste organizzazioni non governative si permettono di protestare e di alzare la voce nei confronti del governo di un Paese, colpevole, a loro dire, di non assecondare le loro perentorie richieste.
Anzi, già che ci sono, Europa e Onu si chiedano pure perché mai il governo italiano abbia saggiamente deciso di non assecondare le “nobili richieste” di questi signori convinti, evidentemente, che le associazioni da essi rappresentate siano senza macchia alcuna, inchieste, sospetti e scandali clamorosi a parte, ivi compreso lo scandalo internazionale del Qatargate.
E mentre il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, dichiara con onestà intellettuale di provare un certo sollievo nel prendere atto che, a parte i fuggitivi che arrivano autonomamente, non dovrà più preoccuparsi di accogliere nel Centro i migranti traghettati anche dalle navi Ong, il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, protesta, invece, e si domanda esterrefatto perché nessuna nave Ong ormai da mesi venga destinata al porto di Pozzallo.
Ammatuna che, addolorato e compunto, predica da sempre accoglienza, disponibilità e amore incondizionato per il prossimo e per tutti i migranti traghettati a Pozzallo, avrà evidentemente le sue brave ragioni.
Le solite malelingue dicono però che il suo unico cruccio avrebbe altre spiegazioni. Ricordate lo slogan pubblicitario di George Clooney … No Martini, no Party?
Ecco. Le malelingue raccontano che il sindaco Ammatuna sia tormentato oggi dal pensiero struggente … No Migranti, no Money.
Michele Giardina
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