Le comunità parrocchiali di Modica Alta San Giovanni Evangelista, San Teodoro, Sant’Antonio, Maria Ausiliatrice e San Massimiliano Kolbe ieri sera in occasione del primo venerdì di quaresima hanno deciso di iniziare il cammino verso la Pasqua con una fiaccolata, una Via Crucis per pregare insieme per la pace. 
La Via crucis ha preso il via dal cortile dei salesiani percorrendo poi le vie Manzoni, Sicilia, principessa Maria del Belgio per concludersi a San Giovanni dove si è tenuto un altro momento di preghiera. 

Proprio ieri infatti ricorreva l’anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina. E da allora tutto è cambiato anche nelle nostre vite. Sono tante le famiglie, soprattutto donne e bambini, che hanno trovato accoglienza anche nella nostra città e che oggi sono inseriti nelle nostre comunità 

Ma quella di ieri sera non è stata l’unica manifestazione organizzata a Modica. Di pomeriggio infatti si è tenuta una marcia della pace organizzata da una rappresentanza della comunità ucraina iblea che si è data appuntamento nel piazzale Falcone-Borsellino. Parecchi vivono qui da anni, altri, come dicevamo. sono profughi scappati dall’orrore della guerra. Poi la marcia è proseguita fino all’interno del parco di San Giuseppe U Timpuni dove si è tenuto un momento molto significativo è stato infatti piantato l’albero di ulivo mentre le donne ucraine visibilmente commosse intonavano l’inno della loro nazione. 

Infine la marcia è terminata in piazza Matteotti dove sono state posizionate candele e foto per ricordare alcune vittime e dove è stato allestito un banco vendita per raccogliere fondi da donare alle persone in difficoltà.

Toccante il momento in cui è stato intonato l’inno dell’Ucraina.

Una giornata importante per non dimenticare che li c’è ancora la guerra, li ancora si muore, e che non possiamo girare la testa dall’altra parte e far finta di niente, non possiamo dimenticare il dolore del popolo ucraino, non possiamo dimenticare l’incubo vissuto soprattutto da donne e bambini, quel terrore che ancora oggi leggiamo negli occhi di chi è stato poi fortunato ed è riuscito a scappare, a salvarsi ma che porterà per sempre con se l’orrore della guerra.