Cateno De Luca, neo sindaco di Taormina, propone un “matrimonio di interessi” al Terzo Polo
(di Mauro Bazzucchi) – “Noi siamo presenti nel Meridione e abbiamo dimostrato la nostra forza elettorale: abbiamo preso l’uno per cento nazionale presentandoci solo in Sicilia, possiamo fare la differenza soprattutto con partiti come quelli di Renzi e Calenda, che sono radicati solo nel Centro-Nord.
Chi ci sta, venga a sottoscrivere il ‘Patto di Taormina’”. Cateno De Luca, il leader di “Sud chiama Nord”, non ama girare intorno alle questioni e dopo il successo personale a Taormina, che lo ha portato a essere sindaco del quarto comune diverso (tra cui un capoluogo come Messina), indica chiaramente gli obiettivi del suo progetto politico. Un progetto che prende le forme di una rapida ascesa: mezzo milione di voti da candidato alle ultime regionali, secondo solo a Renato Schifani (eletto governatore) e due parlamentari nazionali eletti in altrettanti collegi uninominali, prendendo una percentuale che ha eguagliato partiti ben più noti e strutturati del suo.
“Le amministrative – osserva De Luca – segnano un aspetto fondamentale, che non è quanto siano forti le destre, piuttosto quanto è inesistente il centrosinistra. Il tema – aggiunge – è che non c’è un’alternativa credibile che riesca a catturare la fiducia degli elettori. Noi in questo momento stiamo continuando il nostro percorso in autonomia, con la prospettiva delle Europee che non richiede coalizioni essendo un sistema proporzionale. È logico che siamo alternativi a questo governo e, coi nostri due parlamentari siamo all’opposizione, per contrastare il disegno criminale rappresentato dall’Autonomia, che non farà altro che aumentare il divario territoriale. Il nostro comune denominatore – spiega – è l’equità territoriale, ed è il confine per ogni percorso con altre forze politiche”.
“Il Ponte sullo Stretto? Servono 30 miliardi”
E a proposito di altre forze e potenziali alleati, l’interlocutore naturale potrebbe essere il Terzo Polo, uscito malconcio dalla lite tra Renzi e Calenda: “Un matrimonio d’interessi rimane un matrimonio d’interessi e non può diventare un matrimonio d’amore. Per quello che mi riguarda, è ovvio che cerco un matrimonio di interessi, che mi consenta di poter sdoganare il nostro progetto a livello nazionale ma con il nostro brand. Siamo stati cercati da tutti e ho detto che siamo interessati a fare un accordo tecnico per le Europee, per rappresentare il Sud. Noi vogliamo preservare il nostro brand, non vogliamo candidature in altri simboli o in brand nuovi”.
Inevitabile, infine, dire la propria su un’opera così importante e discussa come il Ponte sullo Stretto: “Quando io facevo le manifestazioni per il Ponte già nel 2006, Salvini era contrario, ma il ponte senza una serie di opere connesse non serve. Ci vogliono 30 miliardi per potere fare le cose che stiamo dicendo, e queste risorse – conclude – io non le ho viste”.
Mauro Bazzucchi (Agi)