A Palazzo Spadaro appuntamento per scoprire il “Cioccolato della Sergenzia di Scicli (1699)”

La famiglia Basile depositaria della ricetta di donna Teresa Izco Quincoses, vuole così onorare l’opera storica di Francesco Pellegrino

Sabato 8 luglio presso la Sala Spadaro di Scicli si terrà la presentazione della trilogia di studi di Francesco Pellegrino e in anteprima assoluta il cioccolato della Sergenzia di Scicli (1699)

La Società Modicana per la Storia Patria infatti ha collaborato al progetto di rivalutazione della storia della città di Scicli grazie al certosino lavoro del socio Francesco Pellegrino che dopo anni di ricerca e studio presso gli archivi nazionali spagnoli e italiani ha ricostruito in una triologia, analiticamente e scientificamente, tutta la storia della IV Sergenzia e del territorio di Scicli dove si trovava insediata.

Fondamentale anche la collaborazione di Mariagrazia Basile nota maestra pasticcera di Scicli che ha, grazie alla tradizione tramandata sul territorio cittadino, riprodotto il brand di quella che era il cioccolato della Sergenzia ed in particolare all’uso che ne faceva nel 1699 Donna Teresa Izco Quincoses moglie del Sergente Maggiore di Scicli Don Domingo Cerraton.

A Scicli esiste ancora oggi una tradizione “cioccolatiera” che rimanda quasi alle origini stesse dell’arrivo della cioccolata nel territorio della Spagna e quindi della Sicilia.

Questo è dovuto alla presenza, unica nel territorio ibleo, della IV Sergenzia di Sicilia (Scicli) fin dal 1534 e per ben due secoli fino all’abolizione stessa del sistema delle Sergenzie Maggiori di Sicilia nel 1735.

Queste erano 10 in tutta la Sicilia a presidio delle rispettive coste, minacciate dai Turchi e dai pirati barbareschi, supportate dal Tercio di Sicilia. La peculiarità di questi reggimenti di fanteria e cavalleria era quella di avere i quadri permanenti essenzialmente di nazionalità spagnola. Sicuramente, dalla seconda metà del XVII secolo, i Sergenti Maggiori, che si stanziavano nella città di Scicli, unitamente al drappello di ufficiali spagnoli ed alle rispettive famiglie, hanno portato a Scicli la tradizione della cioccolata alla tazza così come la producevano e la consumavano in Spagna.

Risulta così naturale e originaria la tradizione “cioccolatiera sciclitana” che si è mantenuta nelle sue linee essenziali intatta fino ad oggi.

Documenti storici ci permettono di dire che sul finire del Seicento a Scicli nella famiglia del Sergente Maggiore era molto d’uso il consumo della cioccolata, soprattutto in quella del Sergente Maggiore don Domingo Cerraton, che arrivò a Scicli al seguito di don Pedro di Colón, duca di Veraguas, pronipote di Cristoforo Colombo.

Risulta storicamente accertato che la moglie donna Teresa Izco Quincoses, figlia del Maggiordomo della potente famiglia Borja di Spagna (da cui si ebbero papa Alessandro VI, il “Valentino” e Lucrezia”) durante la sua dimora nel palazzo nobiliare di sua pertinenza, nel quartiere “Xifazzo”, era una forte consumatrice e dispensatrice di cioccolata “a la piedra”.

Della stessa si conosce che quando fondò a Scicli il Monastero di Santa Maria degli Angeli detto di “Valverde”, e questo dopo la morte dei due figli e del marito, tutti e tre sepolti nella Chiesa del Carmine e di cui oggi rimangono solo la lapide tombale e l’arme lapidea di famiglia, non si fece mai mancare la cioccolata “a la piedra” e istituì la tradizione all’interno del monastero stesso e dell’entourage aristocratico e religioso che lo circondava.

Ne documenta l’uso soprattutto l’arciprete Carioti a pag. 473 delle “Notizie storiche della Città di Scicli” Vol. II che scrive testualmente a proposito della scelta di povertà fatta dalla Madre Teresa della Concezione (al secolo vedova Cerratón): “Avvezza alla delicatezza de’ cibi non schifò le rozze bevande della comunità, avendosi riserbato solamente tra tutte la cioccolata, che a consulto de’ medici ne mantenne l’uso.”.

Nella seconda metà del XVIII secolo la tradizione della produzione e consumo di cioccolata e ben documentata.

Dall’aprile 1775 fino a tutto marzo 1778, durante il magistero dell’abadessa suor Candida Papaleo fra le registrazioni degli esiti per le vivande, si trovano più volte: “…rotoli dieci di cacao e once dieci di cannella…” ma soprattutto si acquistano once di cannella e si pagano vari tarì per la “…mastria di manipolare lo ciccolatte, compresa oncia una noce moscata…”, fatto che permette di evidenziare la presenza di un cioccolatiere sciclitano a disposizione anche del Monastero.

Nel 1778 nella note delle spese per l’inaugurazione della chiesa nuova del Monastero figurano: “…<farina di maiorca>, carrube, cannella e ancora paga tarì quindici al cioccolatiere per “la mastria di manipolare la ciccolata”.

Infine nel 1781 regge il magistero la madre Vicaria Suor Ursula Fava, mentre è Procuratore il Barone Spadaro, che continua ad autorizzare spese per: “…<farina di maiorca>, rotoli 10 di cacao” e il cioccolatiere per tarì quattordici per la <mastria di lavorare la ciccolata> e per la noce moscata…”.

Nei secoli la tradizione è rimasta intatta, trasferendosi dalle abitazioni aristocratiche a quelle borghesi e infine nel Novecento a quelle popolari, mantenendo la peculiarità di una continuazione ininterrotta della tradizione spagnola ossia della cioccolata “a la piedra” cioè usando le tecniche tradizionali spagnole, ma anche maltesi e netine, ma soprattutto per l’uso dell’amido di grano o di mais o di riso.

Ancora negli anni sessanta del secolo scorso a Scicli la produzione di cioccolata intanto anche trasformatasi in cioccolato ha mantenuto una peculiarità e una diffusione e uso costante. Nota era la bottega del cioccolatiere Basile nel centro storico di Scicli ove le file domenicali erano proverbiali anche per l’acquisto di cioccolata e cioccolato.

Oggi questa tradizione è mantenuta dagli eredi che continuano a produrre questa particolare cioccolata e cioccolato secondo la ricetta importata a Scicli con l’arrivo dei Sergenti Maggiori e delle rispettive famiglia direttamente dalla Spagna. Proprio la famiglia Basile ha inteso così quest’anno, anche in occasione della realizzazione della monumentale opera storica di Francesco Pellegrino sulla Sergenzia di Scicli, che si compone di ben tre volumi, onorare la tradizione cioccolatiera sciclitana e l’istituto della Sergenzia di Scicili con la produzione di un packing ad hoc che desse lustro alla tradizione armigera e dolciaria della Città di Scicli.

Pertanto i fratelli Basile hanno deciso di produrre due tipologie di prodotto avvolte in incarto adeguato e igienico con una confezione che riporta l’indicazione: “Cioccolato della Sergenzia di Scicli” e “Cioccolata <a la taza> della Sergenzia di Scicli” con un evocativo logo in onore di don Domingo Cerraton e di donna Teresa Izco Quincoses. Chi vorrà saperne di più potrà presenziare alla serata di sabato prossimo alle ore 20.00.

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