Da Vittoria a Scicli, violenze animalesche pubblicate sui social: è solo mancanza di educazione?
Il ragazzo vittima della brutale aggressione avvenuta all’interno di un’area di distributori di bevande a Vittoria, sta meglio e ha lasciato l’ospedale. Il trauma cranico riportato, per fortuna, non ha avuto conseguenze irreversibili.
Presto sarà ricevuto dal sindaco della città, Aiello, che gli ha pubblicamente espresso la sua solidarietà.
Ma non può finire qui. Posto il fatto che la questura di Ragusa sta portando avanti il suo lavoro per prendere i giusti provvedimenti a carico del responsabile del pestaggio e di chi ha ripreso la scena, è necessario chiedersi cosa stia accadendo.
Per le strade delle città iblee, in queste settimane, si registrano numerosi ed inquietanti episodi di microcriminalità e bullismo, risse e aggressioni, in piazza, per strada, sotto gli occhi atterriti dei passanti, da Vittoria a Scicli, passando per Ragusa, Comiso, Ispica, insomma nessuna città esclusa.
La cosa che sconvolge è l’aggressività che sembra avere preso il sopravvento, aggravata dal fatto che, come nel caso di Vittoria, tutto è stato ordito, con la finalità di filmare le scene di violenza e pubblicare i video sui social. Come se essere un bullo, un violento, fosse diventata una moda, un modo per entrare a far parte della società che conta.
Che il pretesto sia uno sguardo di troppo, o una parola in più, poco importa, l’importante è prevalere con la violenza sull’altro.
Giuseppe Raffa, collega giornalista vittoriese e Coordinatore ambulatorio antibullismi dell’ Asp di Ragusa, a commento della brutale aggressione parla di “tanti, troppi giovani senza famiglie, soli abbandonati, aggressivi oltre misura. Sono quelli che mettono in moto i comportamenti alloplastici, cioè di danno verso gli altri, e/o autoplastici, ovvero di nocumento nei confronti di se stessi.
E il video? Viviamo nella società della ipervisibilita’, dove si vetrinizza l’intera vita. Anche le botte e le aggressioni. Che spesso sono finalizzate all’ottenimento di un like in più. È così, che nessuno si stupisca. Perche’ accade? Perché non esiste alcuna educazione al digitale. Né a casa, né a scuola. Piccoli delinquenti tecnologici crescono. Che fare? Tre le parole chiave: famiglia, scuola, educazione. Il padre e la madre devono tornare centrali nella educazione dei figli. Ma occorre dotarli delle nuove abilità pedagogiche e tecnologiche per educare i nuovi giovani.
Le scuole, quindi. Che devono aprirsi di più e aprirsi completamente alle collaborazioni col territorio e gli esperti esterni. E poi? L’educazione, il cui potere trasformativo è più potente di una bomba atomica. Vittoria, la mia città, è gravemente malata. Servono più controlli di polizia e più telecamere, certo. I bullismi e la violenza giovanile si combattono con le forze dell’ordine. Ma si vincono con più famiglia, scuole, educazione”.
Indignato della vicenda si dice Emanuele Battaglia, presidente della Consulta Comunale Giovanile di Vittoria (nella foto) che dichiara: “Non c’è nessun motivo che può giustificare questa violenza così spregiudicata.
Il problema c’è e persiste, non possiamo negare l’evidenza ma non vi permetto di dire che i giovani di Vittoria sono tutti violenti come quel ragazzo. Ognuno ha ricevuto un educazione diversa, fortunatamente.
Ai giovani di Vittoria dico, sentitevi offesi e non orgogliosi quando vi chiamano delinquenti! Indignatevi quando succedono queste cose. Non mettete in croce chi ha compiuto l’atto, perchè tanto l’accanimento dura un giorno, poi tutti si scorderanno di quello che è successo, piuttosto fate in modo che non accada più.
Muovetevi e mettetevi a disposizione della città, perché la società migliora se ognuno di noi dà un contributo. Siate cittadini attivi, a volte bisogna esserlo anche ‘semplicemente’ rispettando le regole di convivenza non si chiede di essere rivoluzionari. Sono veramente amareggiato, ma consapevole che se ci impegnamo tutti ci possiamo evolvere”.
Se l’intento era quello di mettersi in vetrina, noi, sulle colonne de “Il domani ibleo” abbiamo scelto di non pubblicare per intero il video dell’aggressione, perché la violenza non va mai messa in vetrina, perché potrebbe urtare la suscettibilità dei nostri lettori, perché ci fa semplicemente schifo.
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