L’isolamento in una foto: le considerazioni della CNA sulla foce dell’Ippari tra Ragusa e Vittoria
“Per capire in che modo si prova ad isolare un territorio basta una foto. Uno scatto ti propone la realtà senza girarci intorno. Queste sono le considerazioni fatte dalla CNA guardando la fotografia fatta a Scoglitti alla foce dell’Ippari (zona che separa il territorio di Vittoria da quello di Ragusa).
Sul lato sinistro del fiume si sta realizzando un grazioso muro a secco, mentre sullo sfondo si nota come la falesia sia in frana. Sul lato destro la strada è stata amputata dalla forza dell’acqua che nel febbraio scorso ha travolto tutto.
E’ da allora che si attende un progetto di ponte che colleghi le due sponde. Prima di realizzare il muro a secco, il buon senso direbbe di consolidare il versante in frana su cui quel muro sta per essere realizzato. Dopo di che bisognerebbe collegare le due sponde con un ponte che non intralciasse il deflusso dell’acqua e dei sedimenti fluviali. Infine, si potrebbe finalmente realizzare il muro a secco. Invece…”.
E’ quanto rileva il presidente della Cna territoriale di Ragusa, Giuseppe Santocono, a proposito di una realtà infrastrutturale ridotta ai minimi termini. “A seguito delle considerazioni portate avanti dal presidente territoriale – sottolinea il responsabile della Cna comunale di Vittoria, Giorgio Stracquadanio – emergono alcune domande.
Considerato che la falesia in frana ricade nel territorio di Ragusa: esistono presso il Libero consorzio, il Genio civile, il Comune di Ragusa, progetti di salvaguardia di quel tratto di costa? Esiste un progetto di collegamento tra le due sponde del fiume Ippari? Se questi progetti non ci sono è evidente che tutto rimarrà così per anni, perché ad un progetto poi, dopo tempo, può corrispondere un finanziamento. Se il progetto non c’è, i fondi non si troveranno mai e quindi tutto rimarrà com’è. Se la situazione continua a rimanere così si marginalizza, nei fatti, l’economia turistica di Scoglitti. Così si penalizzano le attività ricettive e di ristorazione di quest’area.
Così ai visitatori viene ostacolato l’accesso all’area archeologica e al museo di Kamarina. Come Cna verificheremo e chiederemo un incontro ai vari organi competenti per capire quali soluzioni o progetti ci sono, se ci sono”.
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