Modica: presentata alla Società Operaia la guida al Museo Civico dell’archeologo Giovanni Di Stefano

Chi colleziona, sia in privato che per scopi di pubblica utilità, muove dalla consapevolezza che gli oggetti ci sopravvivono: lo spirito che anima pertanto ogni esposizione museale è quello di conservare al meglio e il più a lungo possibile tutto ciò che ha avuto un peso importante nell’evoluzione storica, artistica, antropologica e culturale in senso lato della vita umana.

Si riesce in tal modo a neutralizzare il concetto di morte ed a scongiurare altresì l’eventuale perdita di memoria di tutto ciò che, sia pure in maniera e con peso assai diversi, ha contribuito a porre le premesse per il grado di civiltà raggiunto attualmente.

Il museo civico di Modica è il frutto del lavoro di personalità di spicco sia a livello culturale che a livello politico che ne hanno favorito il concretizzarsi prima ed il perdurare in seguito, specializzandosi ed arricchendosi in maniera esponenziale.

 Il nucleo iniziale, risalente alla metà del secolo scorso fu approntato da un intellettuale poliedrico come Franco Libero Belgiorno, noto ai più per la meritoria stesura di MODICA E LE SUE CHIESE DALLE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO AD OGGI, al quale fu intestato in seguito il museo stesso.

Egli accorpò dei reperti archeologici della zona con quelli già presenti nella raccolta del Regio Istituto Tecnico Archimede. Il museo civico fu istituito ufficialmente nel 1984 e dopo aver subito spostamenti vari è stato sistemato definitivamente nel 2005 nei locali del Palazzo della Cultura, già Palazzo dei Tribunali. Molto attivi e lungimiranti i direttori che si sono susseguiti.

Duccio Belgiorno ed Anna Maria Sammito nonché l’attuale presidente onorario, l’archeologo Giovanni di Stefano hanno operato in modo da conferire ad esso un maggiore spessore ed una maggiore incisività sulla vita culturale della città. Suddiviso in ben otto sezioni, nel corso degli anni, e particolarmente negli ultimi, si è aperto all’ospitalità di reperti indigeni che per traversie varie erano stati spostati altrove (vedasi l’Hydria, un grosso vaso istoriato firmato da un “pittore di Modica” e il ritratto di Lucio Cesare proveniente da Contrada Cassero, giusto per citarne alcuni). 

Un’attenzione particolare va posta alla statuetta in bronzo raffigurante l’Ercole detto di Cafeo, dal luogo del suo ritrovamento. È valsa la pena di attendere ben 28 anni prima che l’istituto centrale del restauro ce lo restituisse. 

Interessanti percorsi esterni sono determinati dalla Galleria degli uomini illustri, dalla galleria Enzo Assenza, dai libri storici e, soprattutto, dall’archivio Salvatore Quasimodo: di una rara documentazione relativa a quest’ultimo, celebre poeta e traduttore dei lirici greci e latini, premio Nobel per la letteratura nel 1956, di proprietà della Regione ma  messa a disposizione del Comune di Modica possiamo lietamente fruire.

In esposizione ben 42 opere tra ritratti dell’autore ed illustrazioni a corredo delle sue opere, di alcuni suoi manoscritti (preziosissimo quello della Lettera alla madre), alcune foto di famiglia e gli abiti indossati in occasione delle due cerimonie di riconoscimento ad Oxford e a Stoccolma. 

Queste e tante altre notizie di approfondimenti ci vengono offerti dalla suddetta guida: tutt’altro che breve, come ha voluto modestamente definirla il suo autore.

Anna Caschetto

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