Acate la Scuola dei Popoli una realtà in continua crescita per porre al centro i diritti dei braccianti stranieri

Da più di un mese si è avviata la Scuola dei Popoli ad Acate un’iniziativa promossa dalla Cgil ed è già un successo di adesioni.

La Cgil, insieme alla FLAI Cgil, sindacato dei braccianti e la FLC Cgil, sindacato scuola, a livello regionale hanno promosso questa iniziativa in favore dei braccianti stranieri. Una realtà avviata in diverse regioni, per dare un supporto concreto ai braccianti stranieri grazie al contributo delle lavoratrici e dei lavoratori della conoscenza.

La Scuola dei Popoli, sostenuta anche dall’Amministrazione Comunale di Acate, nasce per garantire la giustizia sociale ai più deboli, a chi fa fatica ad inserirsi nel riconoscimento dei diritti di cittadinanza, per costruire insieme legami umani e relazioni di comunità solidali a prescindere dal colore della pelle.

Le attività della scuola si svolgono nei locali del Castello dei Principi di Biscari  ed è portata avanti da volontari che fin da subito si sono messi a disposizione nella piena condivisione della necessità di dover creare legami e sostenere dal basso l’integrazione come processo di reciprocità.

A chi si rivolge la scuola?

La scuola è rivolta agli stranieri che vivono ad Acate dove si svolge il corso di prima alfabetizzazione della lingua italiana. Un’iniziativa nata dalle attività di sindacato di strada portato avanti dalla Flai Cgil che ha raccolto la richiesta dei braccianti di voler imparare la lingua italiana. Infatti la lingua è il principale ed indispensabile strumento per acquisire diritti di cittadinanza a partire dal lavoro regolare e dignitoso in un contesto di grandi criticità.

Una realtà di donne e uomini che deve fare i conti quotidianamente con la legislazione farraginosa e respingente dove si considerano gli stranieri fondamentalmente solo come forza lavoro con scarsa attenzione ai diritti di cittadinanza e all’integrazione sociale.

Gli stranieri non sono una popolazione a parte

Acate, come Vittoria, Santa Croce, e non solo, sono realtà complesse dove la presenza di stranieri spesso è considerata come una popolazione a parte, distaccata dalla socialità, dove è quasi inesistente l’attenzione da parte del welfare locale.

“Siamo nell’Italia dove ormai – commenta Peppe Scifo, segretario generale della CGIL di Ragusa – è sancito purtroppo il principio del “prima gli Italiani” chiamati a fare la guerra agli stranieri in una sorta di colluttazione sociale tra poveri dove ci si contende fondamentalmente lavoro povero e welfare residuale. Per non parlare della disumana strumentalizzazione a fini elettorali che spinge ogni narrazione verso l’idea dell’immigrazione come la fonte di ogni male dei nostri tempi”

L’appello per la verità su Daouda

Acate, ma più in generale la Provincia di Ragusa, è il territorio dove da più di due anni non si hanno notizie di Daouda Diane, senza alcuno sviluppo concreto nelle indagini della Procura. Una scomparsa avvenuta, molto probabilmente, in un contesto di rivendicazioni e denuncia sulle condizioni di lavoro sfruttato e senza alcuna sicurezza.

“Di Daouda rimane il video, come ultima sua traccia, girato all’interno della SVG, cementificio di Acate dove era impiegato senza contratto. Non è ad oggi nessuna verità ne tento meno giustizia per questa scomparsa che ha creato dolore e paura soprattutto tra la comunità straniera presente nel territorio. La paura è principalmente dovuta al fatto che ogni straniero si sente vulnerabile e solo di fronte alla negazioni di diritti sociali e nel lavoro” aggiunge Peppe Scifo.

La Cgil porta avanti da sempre la battaglia per la verità su Daouda che significa da un lato, spingere su ogni fronte affinché si arrivi a conoscere ciò che è realmente accaduto e individuare i responsabili, “ma al tempo stesso – spiega Peppe Scifo – la battaglia per Daouda significa lottare contro lo sfruttamento nelle campagne e non solo, stare vicino a tutte le comunità straniere per far sentir loro la fratellanza di chi non accetta nessuna forma di segregazione e razzismo”.

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