Ragusa, ufficialmente aperto l’anno giudiziario del tribunale diocesano

Ieri sera dopo la prolusione di Mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, il vescovo di Ragusa, mons. Giuseppe La Placa, nella sua veste di vescovo moderatore, ha dichiarato ufficialmente aperto l’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico diocesano di Ragusa.

Un momento storico per la Diocesi di Ragusa

Una cerimonia solenne che si è celebrata per la prima volta nella storia della Diocesi di Ragusa.

La presenza di monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana ha dato ulteriore prestigio all’apertura dell’anno giudiziario.

il presule, di origini catanesi, si è soffermato nella sua prolusione sui rapporti tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica a 40 anni dalla revisione del Concordato.

L’evento, tenutosi a Ragusa nella chiesa della Badia, ha visto una massiccia presenza di addetti ai lavori. Per l’occasione hanno portato i loro saluti il presidente del Tribunale di Ragusa, Francesco Paolo Pitarresi, ed Emanuela Tumino in rappresentanza dell’Ordine degli Avvocati di Ragusa.

l’importanza delle distinte responsabilità

Inoltre, Mons. Giuseppe Baturi ha ricordato le distinte responsabilità che hanno lo Stato e la Chiesa Cattolica, ciascuno con la propria sfera di indipendenza e autonomia, ma anche la necessità avvertita da entrambe le parti di collaborare per garantire i diritti fondamentali e il bene della persona.

Per questo, ancor più in questi ultimi 40 anni, hanno sempre mostrato un comune orientamento al dialogo su temi che spaziano dalla gestione dei beni culturali alla scuola, dall’assistenza spirituale alle forze armate e di polizia alla gestione degli archivi, dalla sanità alla famiglia.

Grazie alla revisione del Concordato del 1984, ha evidenziato il segretario generale della CEI, vi è stata maggiore libertà e indipendenza per la Chiesa introducendo la possibilità da parte dei cittadini di contribuire alla vita e alle attività della Chiesa attraverso l’Otto per Mille.

Senza dubbio sono ancora tanti i fronti aperti, come la regolamentazione del Terzo settore o la gestione dei flussi migratori, ma la strada e lo stile intrapresi sono sicuramente d’esempio anche per altri Paesi.

Il ruolo centrale della CEI

Infine, mons. Baturi ha anche evidenziato il ruolo sempre più centrale che ha assunto negli anni la Conferenza episcopale italiana divenendo a tutti gli effetti, insieme alla Santa Sede, interlocutore dello Stato.

Grazie all’istituzione del matrimonio concordatario la Cei che ha raccolto la sfida del Papa a rendere accessibile a tutti il ricorso alle pratiche giudiziarie per l’annullamento del vincolo matrimoniale e ciò è oggi possibile, caso unico al mondo, proprio grazie alle risorse messe a disposizione dall’Otto per Mille nel capitolo dedicato alla pastorale.

Il legame tra pastorale e attività del Tribunale è stato evidenziato anche dal vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico diocesano don Maurizio Di Maria che ha sottolineato la “particolare sollecitudine pastorale” di mons. Giuseppe La Placa.

Per mons. La Placa il tribunale è segno di “giustizia di prossimità”

Il vescovo ragusano si è fatto infatti interprete nel territorio diocesano di quella “giustizia di prossimità” che si deve a chi si rivolge a un’istituzione come il Tribunale avendo alle spalle il fallimento della propria vita matrimoniale.

Su questo aspetto ha insistito nell’introduzione mons. La Placa che ha espresso gratitudine e apprezzamento per la professionalità, la passione, l’attenzione alla persona, la capacità di ascolto che tutte le componenti del Tribunale ecclesiastico.

Inoltre, Il vescovo ha colto l’occasione per ricordare che “c’è forte bisogno di riscoprire il matrimonio” e che “il vincolo è un legame d’amore, il nucleo stesso del matrimonio”.

In un anno dieci pratiche di nullità

Don Maurizio Di Maria ha riassunto l’attività del Tribunale ecclesiastico facendo emergere degli elementi di riflessione e di impegno, sia civile che ecclesiale.

In particolare don Di Maria ha sottolineato che nelle dieci pratiche di nullità matrimoniali arrivate a sentenza a Ragusa, ben otto sono riconducibili alla capacità psichica di contrarre le nozze da parte di uno o di entrambi i coniugi. Un aspetto quello della fragilità relazionale, affettiva e psichica che pesa sicuramente sulla famiglia e, più in generale, sulla società.

I lavori sono stati moderati dal cancelliere don Paolo La Terra che ha concluso ricordando come ogni attività, e quindi anche il diritto, deve avere come centro e obiettivo la persona, così come sancito dalla Costituzione, dai documenti conciliari e dagli accordi concordatari.

foto Salvo Bracchitta

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