“Fulget Crucis Misterium. Dall’oscurità alla Luce” la nuova mostra organizzata dalla Diocesi di Noto

“Fulget Crucis Misterium. Dall’oscurità alla Luce” la nuova mostra organizzata dalla Diocesi di Noto è il titolo della Mostra che si terrà a Noto, presso il Museo della Diocesi, all’interno di Palazzo Landolina, dal 6 aprile al 30 giugno 2024.

La Diocesi di Noto apre i propri spazi museali a un evento espositivo che si pone in dialogo stretto con il tempo liturgico della Pasqua. La potenza evocativa delle immagini che animeranno questa mostra, legata ad opere d’arte sia antica che contemporanea, scaturisce da una sapienza che nel passato ha guidato mani esperte di artisti.

L’evento vedrà l’esposizione di opere dell’artista Giovanni Viola “in dialogo” con alcune opere di chiese e collezioni private, sparse per il territorio diocesano. L’artista attraverso le proprie opere, fissa al cielo il proprio sguardo, quasi a voler recuperare quella stessa antica preghiera, per offrirla all’uomo di oggi, spesso lontano dai luoghi dell’anima. L’inaugurazione avverrà sabato 6 aprile, alle ore 11:30.

L’evento è patrocinato dalla Regione Sicilia e dalla Diocesi di Noto ed è a cura di don Stefano Modica, Direttore dell’ufficio diocesano per i Beni Culturali e della Galleria d’Arte Contemporanea Lo Magno, i testi critici della mostra sono stati curati da Antonio D’Amico.

Una mostra per frequentare territori dell’anima

” ‘Se tu vedi che l’Incorporeo si è fatto uomo per te, allora puoi esprimere la sua immagine umana.’ Con queste splendide parole scritte da Giovanni Damasceno, voglio introdurre questo evento culturale che coinvolge la nostra Diocesi, parole con le quali il Padre e Dottore della Chiesa si pone a difesa della figurazione cristiana rimarcando la fondatezza teologica della rappresentazione del divino attraverso le immagini in un’epoca, la sua, in cui le tendenze iconoclaste rischiavano di prevalere” afferma mons. Salvatore Rumeo nel presentare la mostra.

L’antico e il contemporaneo presenti in questa mostra, invitano a frequentare i luoghi dell’anima. Territori abitati in fondo dagli uomini di tutti i tempi proprio perché è l’anima a venire toccata quando il dolore e la sofferenza sconvolgono la vita ma anche quando la speranza invita a celebrare una rinascita capace di restituire senso oltre l’esito estremo del dolore stesso.

Così l’immagine del Cristo sofferente e martoriato è immagine della quotidianità nei quadri appesi alle pareti di casa. Quest’immagine popola da secoli la figurazione occidentale, ricordando all’uomo della storia che quel dolore non riguarda solo la vicenda dell’uomo ma tocca il cuore stesso di Dio.

“Oggi – aggiunge mons. Salvatore Rumeo -avvertiamo urgente la necessità che questo Volto continui a manifestarsi, in un’epoca in cui l’umano sembra aver smarrito la limpidezza del proprio volto, assurdamente sfigurato e lacerato da inimicizie e sopraffazioni di ogni genere. In un secolo costantemente minacciato dalla bruttezza del non senso, per i cuori smarriti in strade anonime e incapaci di indicare la via, la bellezza di quel Volto come sole torni a splendere, accompagnando quei cuori nella via del ritorno. E sia l’arte capace di manifestare questa bellezza”.

In questa mostra saranno presenti diversi crocifissi anatomici che traducono la domanda dell’uomo della storia “tu chi sei?”.

“È una domanda – spiega don Stefano Modica – che rimane sospesa e irrisolta dinnanzi allo scandalo di un corpo denudato e ridotto a cosa, ad insieme di organi sviscerati nella loro perfetta anatomia dall’occhio indagatore dell’uomo; ma è una domanda che si apre al Mistero quando quello stesso sguardo diviene capace di abbracciare la totalità di quell’immagine, cogliendo nella sua armonica tensione verso l’alto quella divina bellezza che così diviene tremenda e fascinosa”.

Dall’invisibile al visibile la sintesi della mostra

Il percorso espositivo presenterà diversi crocifissi anatomici. Questo è la testimonianza di una tradizione che si diffonde verso la fine del Cinquecento, tra la Spagna e l’Italia, e perdura per tutto il Sei e il Settecento.

“In quei secoli – spiega Antonio D’Amico – post riformati nasce l’esigenza di mostrare le interiora di Gesù, come si può vedere nel piccolo Cristo anatomico di manifattura siciliana e databile ai primi decenni del Settecento. L’abile plasticatore costruisce un modello anatomico dalle dimensioni contenute e squarcia il costato dell’uomo in Croce per dissipare ogni dubbio sulla natura umana del Redentore, consegnando così una prova all’incredulo. Si apre allo sguardo dello spettatore il costato del Cristo e ognuno può vedere ciò che si cela al suo interno, costatando che la sua natura umana è assimilabile in tutto e per tutto a quella di un uomo. Ognuno può ritrovare se stesso, riconoscere il proprio corpo fragile e specchiarsi con Gesù”.

Il dialogo al centro della mostra è la connessione per immagini che si genera soffermandosi sul mistero del Dio fattosi uomo che dopo la sua resurrezione si fa presenza sotto due diverse forme.

“Attraverso la natura, sui cieli, tra le nuvole, nei dipinti di Giovanni Viola, dove è possibile scorgere un messaggio cifrato, dominato dall’invisibile che diviene visibile nei Capolavori segreti dalla Diocesi di Noto, dove la materia scultorea sei e settecentesca, con opere in legno e cera, prende forma in un corpo e dove l’uomo può riconoscere se stesso con la propria fragilità. È questo un dialogo che si fa catechesi attraverso l’arte che comunica un messaggio” aggiunge Antonio D’Amico.

Un’artista dalla rigenerata ricerca nella pratica artistica

Giovanni Viola nasce a Modica nel 1981. Il suo’interesse per l’arte nasce da subito: dapprima è il mondo del sacro ad affascinarlo: icone bizantine, greche, romane e la pittura dei grandi maestri del XVII sec, che con cura approfondisce e studia sia nella pratica pittorica che nell’approfondimento teologico.

Parallelamente alla sempre rigenerata ricerca nella pratica artistica, nel 2008, si laurea in giurisprudenza presso l’Ateneo di Messina. Nel 2011 si inaugurà la sua prima personale negli sapzi espositivi Lo Magno artecontemporanea di Modica, “Su tela e su carta” dove a parete mette i risultati del suo lavoro con diverse tecniche, pastello, olio, matita applicandole alla rappresentazione del paesaggio della terra dove vive, tematica che porterà sempre con sé.

Giovanni Viola attenziona la sua Sicilia e la luce che la contraddistingue declinandola con pazienza, rigore e sensibilità in tutti i suoi lavori. Ciò che ci mostra è il corpo, la sostanza della Sicilia e del Val di Noto, l’impalpabilità delle sue sfumature, rese visibili dalla tecnica a pastello che, con analitica sapienza, utilizza nella figurazione del paesaggio.

Riservato e modesto, quasi imperturbabile, la personalità di Giovanni Viola emerge nel proprio lavoro esprimendo puro amore per l’essenza delle cose.

Raggiunge l’Italia e l’estero, con personali e collettive. Partecipa a fiere di settore. Oggi studia Teologia presso il polo universitario di Catania, vive e lavora a Modica. Nell’ultimo periodo, ha realizzato la mostra “Niente da vedere” presso la Galleria Lo Magno in esposizione fino al prossimo 14 aprile.

Antonio D'Amico, Don Stefano Modica, Giovanni Viola, Mons. Salvatore Rumeo, museo diocesano noto, noto

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