Come “La Gazzetta” di F.L.Belgiorno “traghettò” la stampa Alleata verso l’informazione libera nell’Italia del dopoguerra

(di Giuseppe Calabrese) – Lo sbarco in Sicilia non comportò “ipso facto” la ripresa delle libertà democratiche, specie nel caso  dell’informazione, strategica per stabilire un rapporto fiduciario con le popolazioni locali, ma aprì un percorso virtuoso di cui il modicano Franco Libero Belgiorno ne divenne uno dei protagonisti.  

Chiusi i giornali di regime, furono consentite solo quelle pubblicazioni autorizzate dagli Anglo-americani. La supervisione e la gestione della stampa e della radio, con poteri di censura, furono affidati al Pwb (Psychological Warfare Branch), che operava alla dirette dipendenze del Comando generale delle Forze alleate (Allied Forces Headquarters, in sigla AFHQ, n.d.a.) e collegato con l’Amgot (Allied military government territory, n.d.a.), che governava i territori appena liberati. I servizi furono affidati a giornalisti , scelti prima dello Sbarco ed anche dopo, di origini italiane o che avessero lavorato in Italia prima della guerra.

Il link che segue di British Pathè (un patrimonio documentaristico molto vasto contenente anche l’archivio storico dell’agenzia di stampa Reuters, n.d.a.), in buona sostanza la versione inglese del nostro Istituto Luce, rappresenta una prova evidente dell’importanza che davano gli Alleati all’attività di comunicazione.

Il Pwb si occupava inoltre di diffondere una sorta di notiziario generale, svolgendo nei fatti le funzioni di un’agenzia di stampa che aveva come sigla Unn (United Nations News Servite), con una colonna riservata alle news in inglese. Era l’unico tipo di informazione ammessa tanto che alle agenzie inglesi ed americane fu fatto divieto di diffondere i loro notiziari nei territori liberati. Ogni testata giornalistica aveva un funzionario del Pwb che svolgeva le funzioni di direttore.

Così il 6 agosto 1943, a meno di un mese dallo Sbarco, quando ancora infuriavano i combattimenti nel nord della Sicilia, iniziarono le pubblicazioni del quotidiano Sicilia Liberata, che aveva sede in via Mariano Stabile nel capoluogo siciliano, e il giorno prima, il 5, le trasmissioni di Radio Palermo, approntata in piazza Bellini nell’ex sede dell’Eiar  (Ente italiano audizioni radiofoniche).

La prima pagina di Sicilia liberata del 3 dicembre 1943

La prima edizione di Sicilia Liberata andò a ruba al punto che fu necessario ristamparla facendola uscire l’11 agosto; mentre Radio Palermo arrivò a prendere il posto di Radio Londra, come ha spiegato il giornalista Franco Nicastro in un contributo di studio su “Radio Palermo 1943-45. Storia, modello giornalistico, strategie comunicative”. Nicastro spiegò che <in realtà il bacino di utenza di Radio Palermo superava i confini della Sicilia:…da Palermo la radio era infatti in grado di “coprire” una vasta area del Sud. La conseguenza pratica – sottolineò – fu che per seguire le operazioni militari almeno i siciliani non avevano più bisogno di ascoltare di nascosto Radio Londra>. Radio Palermo trasmise dalle 20 alle 24 con la formula della “Voce delle Nazioni Unite” e poi di “Avamposto dell’Italia liberata”.

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Un’esperienza che finì per allargarsi ad altri territori liberati dagli Alleati, in particolare nella Sicilia sud-orientale dove tra l’altro aveva avuto inizio l’Operazione “Husky”, anche se con caratteristiche diverse, legate al rilievo che veniva dato al graduale ritorno alla vita democratica ed al bisogno di tornare ad un’esistenza normale dopo anni di sofferenze, distruzioni e fame. Il 13 ottobre 1943 usciva infatti il primo numero de La Voce di Ragusa, bisettimanale <apolitico di carattere informativo>, come ricordò in una nota dell’1 luglio 1944 (Archivio di Stato di Ragusa – Fondo Prefettura) al colonnello Jiles dell’Acc (Allied control commission, n.d.a.) della Sicilia sud-orientale lo stesso Franco Libero Belgiorno, che ebbe affidata <l’intera organizzazione editoriale> dal maggiore C. Ghilscenan, addetto alla Giustizia dell’Amgot di Ragusa. <Ampliati e perfezionati i servizi con la raccolta stenografica di tutte le notizie radiotrasmesse da Londra, il giornale cominciò – relazionò – ad avere una larga diffusione nel capoluogo e nella provincia, specie nelle città di Modica, Scicli, Vittoria e Comiso>.

L’ultima edizione de La Voce di Ragusa dell’8 dicembre 1943

Dopo 17 uscite le autorità Alleate decisero di sospendere la pubblicazione de La Voce di Ragusa insieme ad altri giornali, ad eccezione di Sicilia Liberata, del Corriere di Sicilia di Catania e Notiziario di Messina. Questi ultimi due quotidiani cederanno rispettivamente il posto a La Sicilia, operativa già dal 1945, che nel 1954 acquisterà i macchinari della testata concorrente e, nel 1953, alla Gazzetta del Sud, che aveva iniziato le pubblicazioni l’anno prima. Ma nella stessa ultima edizione de La Voce di Ragusa si preannunciava che <nel frattempo il Quartiere Generale A.M.G., Provincia di Ragusa, pubblicherà una “Gazzetta” bisettimanale, che sarà edita nelle stesse giornate ed allo stesso prezzo. Gli abbonati a La Voce di Ragusa riceveranno la Gazzetta dell’A.M.G., oppure, su domanda , saranno rimborsati della quota>. Si aprì così la stagione de La Gazzetta del Quartier Generale dell’A.M.G.,, che usciva il giovedì e la domenica, e durò per 57 numeri fino al 30 giugno 1944. Dall’1 luglio di quell’anno La Gazzetta continuò ad essere pubblicata senza avere però più il controllo degli Alleati.

Nonostante il giornale fosse in attivo e non si fosse avvalso di contributi pubblici, l’editore-direttore Belgiorno sollecitò in una nota del 30 giugno 1944 la Camera di commercio ed il prefetto Cipriano  Cipriani, che aveva già messo a disposizione una Fiat 500 della Regia Prefettura per la distribuzione del giornale, chiedeva un contributo per il carburante <onde soprattutto evitare l’acquisto di lubrificante presso il mercato nero> (Archivio di Stato di Ragusa – Fondo Prefettura). Belgiorno sollecitava <il prelievo settimanale di litri 40 di benzina a prezzo di calmiere. I viaggi che effettua l’auto sono:  ogni giorno due viaggi da e per Modica (dove risiedeva il direttore, n.d.a.) , due volte alla settimana due giri di distribuzione a Ragusa, Modica, Scicli, Pozzallo, Ispica, Rosolini, Vittoria e Comiso. Negli altri Comuni il Giornale – aggiungeva – è avviato via treno con un rilevante ritardo nel recapito>.

Le varie edizioni de La Gazzetta di Ragusa e Siracusa che divenne più avanti trisettimanale

Il grande merito dei giornali curati da Belgiorno fu soprattutto quello di intercettare, “fotografare” ed accompagnare il cammino di riscatto delle popolazioni iblee e del Siracusano. Proprio nell’ultima edizione de La Voce di Ragusa dell’8 dicembre 1943 si faceva riferimento ad una sottoscrizione per i bambini più poveri in vista dell’imminente Natale. Il direttore maggiore Ghilshenan costituì un comitato composto dalle nobildonne Rita Schininà ed Emma Schembari, dal parroco della Cattedrale Carmelo Canzonieri, dal cavaliere Raffaele Schininà e dalla stesso Belgiorno. Furono raccolte 49.336 lire. Nel ringraziare quanti avevano contribuito, si faceva notare come <con cuore nobilissimo e con gesto cristiano il parroco prof. Canzonieri, a nome della parrocchia di S. Giovanni da Ragusa, ha offerto per la nostra iniziativa 656 sacchi di juta e per la confezione dei doni da offrire ai bambini poveri nel prossimo Santo Natale>.

Uno spirito di solidarietà che trovava terreno fertile anche con le cosiddette “cucine economiche”. Nel numero de La Gazzetta del 25 febbraio 1945 si comunicava che <avendo molti cittadini risposto generosamente all’appello del Comitato, da oggi in questa città (Ragusa) si distribuiscono quotidianamente 400 pasti caldi; confidando nella generosità di tutti si spera accrescerne presto il numero. Le offerte possono farsi pervenire – si precisava – al Segretario Cassiere del Comitato Sac. D. Mauro Sebastiano presso la Chiesa Madre S. Giovanni Battista>.

Non mancavano le proteste per le disparità di trattamento nella distribuzione dei viveri. Nella rubrica  “appunti” dal titolo “Zucchero, carne e ghiaccio” dell’edizione del 27 maggio 1945 de La Gazzetta un lettore di Siracusa, Carmelo Sessa, nel dare atto al giornale del fatto che <ti stai veramente e sinceramente interessando dei problemi cittadini>, chiedeva: <Mi sai dire ora perché agli agenti di P.S. (Pubblica Sicurezza) è stata data una razione di 800 grammi di zucchero a persona ed ai privati, agli ammalati, ai moribondi 125 grammi a persona? Mi sai dire – incalzava ancora il lettore – perché  nelle macellerie che vendono carne di vitella e di vacca non danno la “vitella” se prima non si è venduta tutta la vacca>? Singolare la risposta siglata con un N.d.R. (Notadel redattore): <Caro Sessa, ed i tuoi restano anche per noi “Interrogativi”>.

Franco Libero Belgiorno precorse i tempi nel mondo dell’informazione (Studio Di Grandi)  

La voglia di normalità fu scandita anche dal ritorno dello sport, del teatro e del cinema. Le partite di calcio erano iniziate nel maggio 1944. Nella Gazzetta del 2 luglio di quell’anno veniva annunciato <oggi Modica-Vittoria> e l’esito dei primi reclami, tra i quali quello sulla gara Vittoria-Hispica del 25 giugno 1944. <Esaminato il reclamo preannunziato e presentato dall’U.S. “Hispica” – si leggeva – avverso il risultato della partita in oggetto, esaminato il referto arbitrale, non essendo stati riconosciuti fondati i motivi esposti, si respinge il reclamo stesso, si incamera la tassa e si omologa la gara con il seguente risultato: Vittoria-Hispica 1 a 1>.

Ne La Gazzetta, diventata trisettimanale, nel numero di domenica 18 febbraio 1945 si dava invece notizia di un’esibizione teatrale nell’ospedale sanatoriale “Giovambattista Odierna” di Ragusa. <Martedì scorso (13 febbraio) – si riferiva – è stato rappresentato il dramma in quattro atti di C. S. (Molto probabilmente Cecil Scott Forester, n.d.a.)  “Il galeotto”. Tutti gli interpreti si sono prodigati nella interpretazione perfetta dei personaggi; la fine è stata accolta da numerosi applausi degli spettatori all’indirizzo di tutti i componenti la recita. Ottima la regia>. Si tornava con piacere anche al cinema. Nell’edizione del trisettimanale della domenica successiva, 25 febbraio, si faceva riferimento all’attesa che c’era a Modica per la prima de “Il dittatore” con Charlie Chaplin: <Ci viene comunicato che sarà presto programmato al Cine Teatro Garibaldi il film “Il dittatore” con Charlot . In questo suo ultimo film – si leggeva –, Charlot, con il suo grande umorismo diremmo filosofico, mette in ridicolo l’insano e malvagio sogno hitleriano di dominio del mondo>.

Giuseppe Calabrese

In copertina Franco Libero Belgiorno artefice del rinascita della stampa iblea (Studio Di Grandi)

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