Celebrati i funerali a San Giorgio della giovane Federica Basile. Le parole del Vescovo di Noto
Mons Rumeo: “Che la morte di Federica diventi il segno di una necessità, quella di cambiare insieme questo nostro mondo”
Modica – Questa mattina si sono tenuti nella Chiesa di San Giorgio i funerali di Federica Basile.
Le parole toccanti pronunciate dal Vescovo di Noto Mons Rumeo che è voluto essere vicino alla comunità modicana in questo triste e tragico momento in cui la morte di una ragazza di 16 anni ha scosso le coscienze di tutti, ci hanno spinto ad una riflessione che abbiamo deciso di condividere con i nostri lettori
E lo facciamo proprio per questo, perché questa morte, come ha detto bene Mons Rumeo nella sua omelia, che in realtà è stata insieme una carezza e uno schiaffo che solo un padre può dare ai propri figli, possa non restare fine a sé stessa ma sia l’inizio di un cambiamento
E allora condividiamo qui l’omelia del Vescovo Mons Rumeo, che ci ha gentilmente concesso, affinché le sue parole possano toccare i cuori e le coscienze di quanti le leggeranno e condivideranno
«LA SCELTA DELLA VITA»
«Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo; se invece muore porta molto frutto». Abbiamo ascoltato queste parole di Gesù nel cuore della nostra celebrazione eucaristica in suffragio di Federica. Il Maestro sta annunciando il mistero della Sua morte e della Sua Resurrezione; vuole aiutare i suoi discepoli a vedere con occhi nuovi il compimento della sua giornata terrena e a volgere lo sguardo alla sua trasfigurazione, quando risorgerà dai morti. Gesù racconta di un piccolo chicco di grano che viene gettato in mezzo al terreno e perché porti frutto è necessario che muoia. Quella morte sarà la premessa di una nuova vita e di un raccolto abbondante.
Oggi, davanti a Federica ci sentiamo tutti sconfitti, sgomenti e addolorati. E davanti alla morte di questa nostra sorella come prima cosa dobbiamo fermarci, sostare in silenzio, pregare; dobbiamo, soprattutto noi adulti, togliere i sandali delle nostre sicurezze e avere l’onesta umiltà di compiere un sano e sincero discernimento. Vero, autentico e che non abbia paura di registrare un altro, un ennesimo fallimento.
La morte di Federica ci pone delle domande. Dove stiamo andando? Siamo coscienti che la nostra è davvero una crisi di civiltà? Cosa stiamo offrendo ai nostri ragazzi, ai nostri giovani? Chiesa, società civile, scuola, famiglie, associazioni…Diciamo ancora che stiamo costruendo un futuro per loro ma siamo diventati tutti complici di progetti senz’anima, di bassa lega!
Questa società nella quale ci ritroviamo e di cui siamo parte viva e integrante, non ha forse perso il senso dell’orientamento? Il degrado, quello vero, non è in una zona del centro storico o in una periferia delle nostre città. Il degrado è nel cuore di ognuno di noi. Il degrado è nella cultura dell’effimero che respiriamo, nella mentalità che tutti contribuiamo a creare, nel deserto silenzioso dell’anima.
A voi Marisa, Francesco, Giovanni e familiari tutti la Parola del Signore porti fede, pace e consolazione: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo» (Ct 8, 6-7).
Federica sarà sempre con voi, perché l’amore rimane per sempre! L’amore sconfigge la morte!
La scelta di Federica ci deve mettere tutti quanti in discussione perché quello che è successo a lei poteva succedere a chiunque di noi. Anzi. Per certi versi si è già consumato dentro il cuore di ciascuno di noi!
E in ascolto della parola del Vangelo ci domandiamo perché? Non vediamo più Federica, non vediamo più il seme di cui parla il Vangelo. Attorniati dal vuoto, avvertiamo la mancanza e l’assenza del bene, travolti dal male siamo nel buio più tenebroso: la terra, la nostra città, l’angosciante dilemma dei disagi inascoltati, di agenzie educative andate in tilt solo perché contano i numeri e i risultati e non le persone, vediamo il vuoto nella frenesia di una società che impone solo una corsa insensata. Una corsa senza meta!
Ancora più dolore provoca la storia di Federica che gira nella nostra testa amplificando quella domanda che rivolgiamo al Cielo con le sole forze rimaste: perché? Oggi, Signore, tu raccogli le nostre domande per tenerci compagnia nell’attesa di risposte, in attesa di un futuro radioso. Quando hai donato questa parabola, o Signore, stavi parlando di Te. Che sarebbe giunta la tua ultima ora, quella della croce. Parlavi di te, dandoti il coraggio di continuare a credere che l’amore con cui avvicinavi gli altri, poteva, solo l’amore, dare gioia e pace.
Abbiamo tutti bisogno di salvezza, di essere liberati da quanto schianta disperatamente la nostra esistenza. Abbiamo bisogno di respirare aria pulita in questo momento storico durante il quale ci sentiamo immersi in una crisi di valori senza precedenti che tutti ci divora e disorienta.
Ora, o Signore, parli a noi perché vuoi aiutarci a credere che la morte non tiene prigioniera una vita. Stavi parlando della tua risurrezione e ora lo dici a noi: sarà così anche per Federica, sarà così anche per noi. Anche il sole si era oscurato, la creazione piangeva il tuo lutto come ora tutti noi piangiamo la dipartita di Federica. I Vangeli dicono che ai piedi della croce rimaneva solamente il tuo corpo esanime. Poi, per te arrivò il mattino della Resurrezione. Quella pietra sepolcrale assomiglia a tutto quello che oggi ci fa pensare soltanto ad un viaggio senza ritorno, che ci fa sentire insostenibile l’assenza di Federica, offesa e trafitta la sua candida bellezza, i suoi sogni svaniti, interrotti i suoi progetti, soffocato il respiro della sua bella giovinezza.
Vorremmo dirlo subito che Federica non è morta, ma vive. Ora stiamo di fronte al suo corpo. E tu caro Gesù non smettere di raccontare questa parabola che parla di te e di Federica finché riusciremo a credere che il frutto verrà, che questa morte non sarà vana. Che da qui, proprio da Federica, sapremo ripartire, sapremo rialzarci, sapremo vivere da risorti camminando in una vita nuova.
Oggi, davanti a Federica accogliamo l’invito a prenderci cura della vita e a rialzarci. È proprio questo che farebbe il Maestro: ci aiuterebbe a riprendere il cammino! Direbbe a tutti noi: «Rialzatevi imparando a proteggere la vita perché è preziosa».
Lo direbbe ai ragazzi: «Proteggete la vita; dite di no a ciò che vi tiene lontano dal vero senso della vita. Custodite ogni vostro giorno perché voi siete preziosi». Non smettere Signore di sussurrare ai giovani quanto sia importante che si prendano cura della loro storia; che non facciano le cose perché le fanno tutti, che abbiano il coraggio di dire di no, che voltino le spalle a chi li considera merce di scambio, a chi li svende per denaro, a chi li confonde dicendo che il nulla è felicità. Comprendano, invece, che è solo un terribile baratro che inghiotte la loro bella vita.
Lo direbbe a noi adulti: «Amate, amate di vero cuore i ragazzi che non sono solo il futuro ma sono il presente di ogni società, custodite i loro sogni, la loro bellezza, la loro generosità».
Lo direbbe a tutti i genitori: «Amate i vostri figli. Accompagnateli nella difficile sfida educativa».
Lo direbbe alla Chiesa: «State accanto ai giovani, sempre! Andateli a cercare dove vivono, dove si divertono, dove trascorrono il loro tempo. Uscite, cercateli, state con loro, amateli».
Lo direbbe ai politici: «Custodite i giovani creando per loro opportunità di sviluppo, prospettive vere di impegno e di lavoro, sani progetti in cui loro siano davvero protagonisti». I giovani ci chiedono centri di socializzazione tutti per loro, veri oratori, ambienti più sicuri, luoghi più accoglienti. «Custodiamo i ragazzi, non stanchiamoci di accompagnarli nel processo di maturazione umana, parliamo dei valori veri! Solidarietà, fede, giustizia, carità, speranza, umiltà, bene comune, rispetto della vita, rispetto del creato…».
Lo ripetiamo nella preghiera del Padre nostro e te lo ripetiamo oggi con forza, o Signore: «Liberaci dal male». Tutto, oggi, dice di un mondo ingiusto, che brucia la giovinezza, che insegue illusioni, che non conosce più quanto preziosa sia una vita.
Il nostro dolore deve tradursi in cambiamento radicale. Eccolo il frutto: che questa morte diventi il segno di una necessità, quella di cambiare insieme questo nostro mondo, perché non si arrivi mai a consumare eventi che travolgano l’esistenza, sacrifichino la giovinezza sprecandola e uccidano la speranza. Il nostro dolore, nel suo insieme di rabbia e disperazione, deve trasformarsi in lievito di speranza per una vita diversa, costruendo tutti una società dove queste cose non avvengano più.
Insieme innalziamo la nostra preghiera in suffragio di Federica. La ricordiamo come una ragazza solare e bella. Porteremo nel cuore il suo sorriso, i suoi grandi occhi e la sua voglia di vita. Ma soprattutto ci impegneremo perché quanto accaduto ci renda persone migliori, amici del bene, attraverso dei “no” convinti al male in tutte le sue forme e dei “si” responsabili a tutto ciò che rende la vita più bella.
Signore Gesù, aiutaci. Non fare mancare la pace ai genitori di Federica, Marisa e Francesco, al fratello Giovanni, ai nonni, agli zii e cugini, ai suoi tanti amici di Modica, e a tutti noi. Aiutaci a rialzarci, a credere nella risurrezione, a portare amore in ciò che facciamo, ad essere sempre strumenti di vita. Addio Federica, A Dio ti affidiamo. Oggi e sempre. Tu prega per noi! Amen
Leggendo queste parole comprenderete l’urgenza di condividerle, di metterle nero su bianco per poterle leggere e rileggere all’infinito.
Non possiamo, come avvenuto in passato, ripartire da questo episodio senza quel cambiamento a cui ci invita il Vescovo, e il cambiamento parte proprio dal rispetto del dolore e dal silenzio davanti ad una tragedia. Non serve capire il perché, quello nessuno mai lo saprà davvero se non Federica e forse neanche lei lo ha compreso veramente, ma a noi non interessa indagare, spettegolare, dare il nostro parere, condannare, giudicare perché dice bene Mons Rumeo “quello che è successo a lei poteva succedere a chiunque di noi. Anzi. Per certi versi si è già consumato dentro il cuore di ciascuno di noi!”
Quindi adesso proviamo ad andare avanti, a superare il morboso desiderio di rispondere al perché e proviamo ad interrogarci invece su come possiamo fare diventare questa morte un punto da cui partire per cambiare la direzione che ha preso la nostra vita, cercando di comprendere le priorità vere, sforzandoci di non essere perfetti ma di essere ciò che siamo con i nostri limiti e i nostri pregi e di farlo comprendere soprattutto ai nostri figli. Perché spesso quello che crediamo sia giusto per loro, quello che facciamo per la loro felicità in realtà lo facciamo per noi, perché speriamo che loro non facciano i nostri sbagli ed è proprio in questo che facciamo lo sbaglio più grande.
Non possiamo impedire che soffrano, possiamo offrire la nostra spalla per piangere, il nostro abbraccio per fargli sentire la nostra presenza, il nostro silenzio quando le parole sono superflue ma anche il nostro rimprovero quando questo è necessario a farli riflettere.
Non alziamo muri o barriere, facciamo semplicemente i genitori, non gli amici, quelli se li scelgono loro, giusti o sbagliati che siano, lo capiranno cammin facendo.
Ma soprattutto proviamo ad ascoltare i loro silenzio che dicono più di mille parole, forse per fare i bravi genitori dovremmo per un attimo ricordarci di com’è stato essere figli, anche se in un tempo diverso, l’adolescenza è stata dura per tutti.
Questa non vuole essere una lezione di vita. E’ solo la condivisione di una paura grande di una madre, prima ancora che di una giornalista, che si chiede ogni giorno se sta facendo un buon lavoro e quando poi accadono queste cose si mette in discussione, com’è giusto che sia, perché come ha ben detto Mons Rumeo davanti alla morte di una ragazza di 16 anni abbiamo fallito tutti ma allo stesso tempo tutti possiamo imparare qualcosa e soprattutto provare a cambiare qualcosa.
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