Dopo 100 anni l’epistolario di due modicani scritto durante la Grande Guerra torna a casa

A volte ritornano, è proprio il caso di dirlo. Ieri durante una conferenza organizzata dall’Unitre di Modica a Palazzo Grimaldi sono rientrate in patria le lettere di due giovani modicani scritte durante la Grande Guerra.

Sono trascorsi quasi 100 anni da queste lettere, ma ancora trasudano emozioni, sentimenti, ansie, preoccupazioni e sopratutto voglia di vivere. Protagonisti sono due giovani modicani Antonino Moncada e Gemma Grana.

La loro storia è stata ritrovata per caso, in maniera fortuita, dal graduato Marcello Nori, militare in forze alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli. Grazie al suo ritrovamento il carteggio dei due giovani modicani è stato studiato e trascritto dalla dott.ssa Dèsirée Risolo.

Ieri, il documento è stato preso in consegna dalla Società ragusana di Storia Patria, dal presidente dott. Carmelo Arezzo, che poi è stato consegnato al sindaco di Modica, Maria Monisteri. Il prossimo passo, infatti, sarà quello di espletare le pratiche burocratiche affinché le lettere possano essere inserite nel fondo Antonino Moncada presso l’Archivio di Stato di Ragusa.

Nel corso della serata, il prof. Giuseppe Barone e la Dott.ssa Marcella Burderi hanno tracciato per sommi capi le linee di un periodo storico complesso, la Prima Guerra mondiale, quando si sentì forte l’esigenza della scrittura come mezzo di comunicazione, conforto e legame con la propria famiglia e con la propria terra. Inoltre le lettere in copia sono già disponibili presso la Biblioteca comunale di Modica custodite dalla funzionaria Lucia Buscema.

Una storia che invita a riflettere

Questa storia interpella un po’, due giovani dei fogli di carta una penna, il racconto delle proprie emozioni. Oggi corriamo il rischio di perdere questo rapporto reale tra carta e penna, di mettere nero su bianco le proprie emozioni.

Ecco che c’è bisogno di riprendere in mano la penna e scrivere quelle che sono le proprie emozioni e i propri sentimenti. Non è nostalgia, non è romanticismo, e nemmeno tornare all’età della pietra, è solo un invito a tornare alla realtà con schiettezza e semplicità, evitando di nascondersi dietro uno schermo a luce fredda.

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