Il libro è dedicato al ricordo del padre, il compianto giornalista Gianni Molè, morto di Covid

Ossigeno quello che è mancato a mio padre e quello che è venuto a mancare a me quando ho saputo che se n’era andato” .

È questo il senso del titolo del libro, edito da Archinet, edizioni nella collana Kintsugi, che Federica Molè ha voluto dedicare al padre Gianni Molè, giornalista, capo ufficio stampa alla Provincia regionale di Ragusa, segretario provinciale dell’Assostampa, scomparso a 61 anni, il 31 ottobre del 2020, dopo aver contratto il Covid.

Il libro di Federica, che verrà presentato il 14 giugno alle 17 al giardino del relais Antica Badia a Ragusa all’interno della manifestazione Extra Volume, che introduce la famosa rassegna letteraria A Tutto Volume, è pieno di ricordi, dei racconti di vita vissuta insieme, di quel padre che profuma di sigaro alla vaniglia, i suoi immancabili occhiali, i suoi libri, il suo amore per il vino, la vecchia macchina da scrivere tutti elementi che Federica riporta nella copertina e che sono già un omaggio al padre, perché lo rappresentano, rappresentano il suo modo di essere, che Federica racconta restituendo al lettore che l’ha conosciuto il suo ricordo e a chi non lo ha conosciuto la consapevolezza della sua grandezza, come padre, come uomo, come giornalista.

Oltre ai tantissimi ricordi, quelli belli, Federica ha deciso di raccontare anche il periodo buio, in cui è accaduto tutto. “Non eravamo in Sicilia quando papà si è sentito male e quando siamo arrivate non c’era più niente da fare. Mio padre era come un mito greco forte come Achille e proprio come lui è stato colpito nel suo punto debole pensare di essere invincibile, immortale”

Una perdita brutale per Federica, una vera e propria tragedia che ha colpito la famiglia e tutta la comunità che conosceva e apprezzava quest’uomo autorevole, la cui figura importante e per certi versi ingombrante non è facile da dimenticare.

E fra le varie motivazioni per cui Federica ha scritto quello che lei definisce “diario letterario” c’è proprio quella di ricordare suo padre, il rapporto speciale che li legava. “A volte ho paura di perdere il suo ricordo, anche se so che non potrà mai accadere. Lui era presente in tutto e per tutto, a volte anche troppo– ci racconta Federica- ma lui era così, lui c’era sempre e non solo per me. Lui era un mentore, anche per molti giovani colleghi giornalisti di cui a volte ero gelosa, li chiamavo i suoi figli adottivi, ma lui amava aiutare gli altri senza pretendere niente in cambio e mi ripeteva quanto fosse importante fare del bene perché lui amava il suo mestiere e amava trasmettere ai giovani questa passione. Perderlo, soprattutto perderlo, in questo modo, è stato per me, ma anche per mia sorella e per mia madre come perdere un arto. Niente sarà più come prima”  

Ed è per questo che questo libro per Federica è fondamentale: “Parlando di lui mi sento meno sola, ed è quello che mi piacerebbe trasmettere anche a chi ha perso una persona cara com’è successo a me. In questi anni ho ricercato nei libri le storie di figlie che hanno perso il padre, e mi sentivo capita, ed è quello che vorrei succedesse agli altri leggendo le mie pagine”

Guido Conti mette in evidenza anche un altro aspetto del lavoro di Federica parlando di “romanzo generazionale, che racconta chi, nato alle soglie degli anni novanta, si ritrova in un mondo di precarietà e di incertezze, di strade sul lavoro che si aprono e si chiudono continuamente in una società che si trasforma in maniera repentina, senza punti fermi”

Sarà possibile acquistare il libro durante la presentazione che ricordiamo si terrà il 14 giugno alle 17 al giardino del relais Antica Badia a Ragusa e dopo anche nelle piattaforme IBS e Amazon.