Iblea Acque colpisce le “case chiuse” dal 2018. Ad utente modicano bollette salatissime

E’ scandaloso che continuino ad essere fatturati importi inesistenti. E la Società non risponde alle Pec

Riceviamo e pubblichiamo la denuncia di un cittadino che risiede a Roma dal 2018. Due mesi fa questo cittadino ha ricevuto una fattura di 102,00 € per consumi d’acqua e 15 giorni fa un’altra bolletta di 202,16 € sempre per i consumi nonostante la casa sia chiusa proprio dal 2018.

 “A distanza di pochi mesi ho pagato più di 300€ -scrive il cittadino piuttosto risentito- per consumi di acqua inesistenti come dimostrano anche le fatture che mi sono pervenute sempre in questi giorni da parte del Comune di Modica dove mi viene chiesto esclusivamente il pagamento di 35€ circa per il canone del contatore.

Ma a quanto pare per Iblea Acque non è così visto che continua a inviarmi fatture per ipotetici consumi mai avvenuti come l’ultima datata 21 maggio per un importo di € 202,16 e riferita al 2023. Ma dall’ultima lettura del contatore fatta in mia presenza nel 2018 che poi mi è stata fatturata dal Comune di Modica il consumo era pari a 0.

E allora non mi spiego – prosegue il cittadino- come nel 2023 Iblea Acque mi abbia inviato una bolletta di oltre duecento euro, senza che siano cambiate le condizioni, visto che la casa continua ad essere chiusa.

Intanto ho pagato perché bisognava farlo entro fine giugno nonostante abbia provato a inviare due pec senza ottenere alcuna risposta. Ho chiesto comunque di essere avvisato in tempo per poter venire a Modica, nonostante le mie difficoltà di salute, ed essere presente alla lettura dei consumi

Di storie come questa ce ne sono a centinaia e purtroppo non si riesce ad ottenere una risposta da nessuno. I comuni hanno scaricato le loro responsabilità sulla società e i cittadini sono abbandonati a se stessi e sono costretti a pagare per consumi mai avvenuti.

Insomma una società, è il caso di dirlo, in confusione, che fa acqua da tutte le parti e a pagarne le spese sono come sempre i cittadini, che fra l’altro come sta avvenendo anche in molti comuni pagano e restano a secco due volte, in banca e a casa dove l’acqua scarseggia.

I Comuni non intervengono per normalizzare una situazione gestionale molto approssimata e carente. I sindaci riescono ad esercitare il loro controllo sulla Società Iblea Acque che hanno voluto, richiamandola al senso di responsabilità e di trasparenza evitando che gli utenti siano considerati carne da “macello”, trattati a pesci in faccia, inascoltati e vessati.

Ma si può, nel 2024, consentire una gestione così disordinata e carente, improntata tutta alla filosofia, “zitto e paga”, tanto io non ti rispondo. Ma all’interno di questa benedetta (si fa per dire) società, esiste un garante degli utenti?

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