Caso Rugolo, il Vescovo Gisana: “estraneo ai fatti. Non ho facilitato l’attività predatoria di nessuno”
L’indomani della sentenza del tribunale di Enna sul caso Rugolo è un susseguirsi di notizie. In buona sostanza il prete pedofilo è stato condannato a 4 anni e sei mesi.
In tutto questo marasma però finisce anche la Curia di Piazza Armerina, con essa anche il Vescovo Rosario Gisana alla guida della diocesi dal 2014. Il tribunale di Enna nelle motivazioni della sentenza accusa in modo pesante la Curia e il prelato che n’è a capo di aver favorito le molestie di Rugolo.
Questa mattina il vescovo ha ripoto alle motivazioni del tribunale con una lunga intervista a La Stampa. Il vescovo modicano, Rosario Gisana, chiarisce ampiamente la sua posizione, e da cui si evince come che la mente diabolica e perversa di Rugolo abbia tirato capri e cavoli all’interno della vicenda.
Al noto quotidiano torinese, mons. Gisana ribadisce: “non ho ‘facilitato l’attività predatoria’ di alcuno”, proprio perché i fatti denunciati da Antonio Messina, oggi trentenne archeologo, si riferiscono ad abusi subiti dal 2009 al 2013, prima che Rosario Gisana diventasse vescovo della diocesi di Piazza Armerina.
I fatti si sono verificati prima del suo insediamento
In merito alle parole espresse dai giudici, mons. Rosario Gisana ribadisce la sua estraneità. Spiegando ampiamente le sue ragioni.
“I fatti che hanno riguardato i rapporti tra Antonio Messina e Giuseppe Rugolo si sono verificati prima del mio insediamento a Piazza Armerina come Vescovo, nel 2014. E’ un dato processuale accertato che della vicenda sia venuto a conoscenza solo dopo che il Reverendo Fausciana mi ha comunicato che i genitori di un giovane chiedevano di essere ricevuti”.
Genitori che, effettivamente, sono stati incontrati dal Vescovo. Il quale venuto a conoscenza di quanto raccontava Antonio Messina ha disposto l’investigatio previa, un “doveroso momento di verifica di quanto sostento dal giovane” sottolinea ancora mons. Gisana. Indagine eseguita secondo quanto previsto dalle legge canoniche in caso di possibili abusi.
Inoltre, dopo i risultati dell’investigatio il Vescovo ha sospeso l’insediamento di Rugolo come parroco. Spedendolo nel 2019 a Ferrara e allontanandolo dalla Diocesi, un provvedimento adottato in extremis per dipanare la matassa.
Il vescovo non aveva ricevuto altre segnalazioni di sorta
Il vescovo Gisana spiega ancora a La Stampa: “mi pare opportuno evidenziare che degli ulteriori fatti emersi nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria, svolta dalla Procura di Enna e valutati dal tribunale nel corso dell’istruttoria, non aveva alcuna conoscenza né avevo ricevuto segnalazioni di sorta”.
Dal canto suo il Vescovo Gisana è profondamente addolorato per quanto si avvenuto. Negli ultimi anno sul caso è stato più volte attaccato per l’espressione da lui usata, e registrata da Rugolo, di “insabbiamento”. Espressione, spiega il Vescovo Gisana, “è stata più volte decontestualizzata dal dialogo nel cui ambito fu pronunciata. Pertanto ho abito sulla base di quanto potevo conoscere all’epoca dei fatti e ho dato piena collaborazione all’autorità giudiziaria inquirente”.
Botta e risposta tra presuli
Alcuni giornali locali dalle parole di Mons. Rosario Gisana rilasciate a La Stampa hanno pensato che il presule volesse tirare in ballo il suo predecessore. Riteniamo però che non ci sia nulla di tutto questo, perché i fatti sono stati denunciati nel 2016.
E quindi mons. Michele Pennisi, alla guida della diocesi piazzese fino al 2013 può ben dire “Se durante il mio vescovato alla Diocesi di Piazza Armerina fossi venuto a conoscenza di questi fatti che, preciso, per me costituiscono reato, non avrei esitato a prendere provvedimenti”. Inoltre in merito al caso Rugolo ribadisce: “Io non ho mai ricevuto alcuna segnalazione in merito a Rugolo. Perché quando sono stato informato, come in un caso di Gela, ho preso immediatamente seri provvedimenti”.
I prossimi passi in questo processo
In definitiva il Vescovo Gisana ha ribadito che adesso le motivazioni e le eventuali iniziative di risposta sono oggetto di analisi da parte dell’Avvocato della Diocesi. A quest’ultimo il compito di decidere quali iniziative intraprendere.
Inoltre, il presule, ribadisce che è disponibile ad incontrare chiunque vuole parlagli per denunciare i fatti. Mons. Gisana rimarca solo che “dopo l’avvio delle indagini, per evidenti ragioni di opportunità, essendo sia io che gli altri giovani coinvolti, indicati come persone offese, testimoni nel processo, non ho avuto contatti di sorta”.
Nell’intervista, infine, mons. Gisana sottolinea che solo Messina è il giovane che ha denunciato abusi da parte di Rugolo, mentre nessuno degli altri giovani sentiti al processo ha palesato condizioni di difficoltà o traumi.
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