Il sindaco Cassì contro i deputati che distribuiscono i tesoretti milionari creando disparità nei territori
Il sindaco di Ragusa Peppe Cassi in un lungo post ha espresso una considerazione che sta diventando un’idea diffusa e condivisa da tutte le forze politiche e che è riassunta in queste parole.
“Sono sempre di più e più evidenti le discrepanze attuate dalla politica regionale nella suddivisione delle risorse pubbliche che appartengono a tutti i siciliani. Più del merito, più della progettualità, più delle necessità dei territori vale il potere discrezionale dei politici, che sfocia fatalmente nell’arbitrio”
Come dargli torto? Quello che sta avvenendo da un anno a questa parte è l’esempio della peggiore politica, quella che pensa solo a coltivare il proprio orticello, quella che si fa la campagna elettorale con i soldi pubblici e lo fa senza preoccuparsi di camuffare la cosa ma con spavalderia.
“La pratica di suddividere tesoretti milionari a ciascun deputato– sottolinea Cassì- che a sua volta è libero di assegnarli in maniera diretta, è ormai consolidata. Certamente c’è chi li utilizza per rispondere alle esigenze reali del territorio, adottando criteri meritocratici e trasparenti, ma c’è anche forte il sentore che qualcuno li distribuisca guardando al tornaconto elettorale che possono garantire. È la mortificazione del merito, dell’oggettività, dell’equidistanza. È un’emorragia che priva la Sicilia di risorse che potrebbero essere investite per risolvere strutturalmente le tante fragilità di quest’isola. È un sistema localistico che disperde energie e fondi, che alimenta contrapposizioni, che stimola campanilismi e rivendicazioni di politici schiavi del consenso. È una “guerra tra poveri”, coi Sindaci privi di risorse che devono guadagnarsi le simpatie di questo o di quel politico; l’amico “potente” che elargisce il contributo aprendo il portafoglio come fossero soldi suoi. C’è una linea di confine netta tra il dover corrispondere alle richieste che provengono dal territorio da cui si è eletti e il principio di etica amministrativa che impone di evitare disparità nella attribuzione di risorse e nella erogazione di servizi.”
Nel suo post il sindaco di Ragusa elenca alcune situazioni che dimostrano quello che stiamo denunciando
“Perché solo una società calcistica siciliana è stata considerata meritevole di un ricco contributo regionale? Visto che si tratta di fondi pubblici di tutti i siciliani, come mai le altre squadre che militano nella stessa categoria non hanno ricevuto uguale sostegno? E le migliaia di società delle altre categorie? E tutte quelle società di altre discipline che consentono ai nostri giovani di fare sport? E ancora perché un solo Comune potrà ridurre i costi per la mensa e il trasporto scolastico grazie ancora una volta a ingenti risorse della Regione siciliana? Negli altri Comuni non si va a scuola? Le altre famiglie siciliane ne hanno meno diritto? Perché solo alcuni Comuni ricevono finanziamenti regionali per l’organizzazione di eventi natalizi? Negli altri Comuni non si festeggia il Natale? Si può considerare il Natale come un extra, un una tantum solo di pochi? “
Il primo cittadino poi se la prende con gli altri politici: “Non ho letto prese di posizioni politiche nette e anche la stampa sembra concentrata su altro. Dobbiamo dunque rassegnarci a questo stato di cose divenendo di fatto complici? O possiamo immaginare una Sicilia diversa, con una politica che guardi al perseguimento del bene comune, non quello di pochi e non certamente di chi gestisce le risorse?”
Purtroppo il sindaco Cassi ha assolutamente ragione siamo rimasti in pochi a denunciare la situazione nessuno si lamenta ma soprattutto nessuno fa realmente qualcosa per cambiare questo sistema che forse c’è sempre stato ma che adesso è diventato sfacciatamente insopportabile. Noi ce ne siamo occupati e come, basta leggere questo articolo. Dove sono gli altri parlamentari regionali? Ogni tanto qualcuno alza la testa ma non basta ed è anche questo il risultato di un sistema che divide i sindaci perché chi ottiene i fondi ovviamente non si lamenta e i pochi che invece rimangono a secco non hanno la forza di contestare o se lo fanno la loro voce resta inascoltata o vengono ancora più isolati.
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