Sulla scia di La Pira un convegno a Pozzallo per comprendere lo scenario del Mediterraneo
La Pira, figura storica della politica italiana e internazionale, è stato un fervente sostenitore della pace nel Mediterraneo, promuovendo l’idea che le città e i popoli che si affacciano su questo mare condividano radici culturali e religiose comuni.
La sua “visione mediterranea” vedeva il Mediterraneo non solo come un crocevia di culture, ma anche come un luogo privilegiato per una “diplomazia disarmata”, un concetto oggi più che mai necessario.
Questo è stato oggetto ieri dell’incontro: “Quale Mediterraneo? Nella scia di Giorgio La Pira”. Una conferenza promossa dal Centro Mediterraneo Giorgio La Pira, con il supporto della Fondaizone Migrantes.
Dallo sguardo generale sulle guerre al Mediterraneo crocevie di popoli
Al tavolo dei relatori per una Lectio Magistralis Paolo Magri, vicepresidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), e Lucia Goracci, giornalista della RAI, i quali hanno tracciato una situazione chiara e vivida del Mediterraneo oggi. Uno scenario che volge sul crinale apocalittico tanto rimarcato da La Pira.
Nella seconda parte del convegno si è realizzata una tavola rotonda: “Le città, i sindaci, i migranti”. Al tavolo si sono incontrati Patrizia Giunti, Presidente della Fondazione Giorgio La Pira di Firenze, Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo, Paola Amenta, Presidente ANCI Sicilia, Mons. Salvatore Rumeo, Vescovo di Noto e Elia Tornesi della Fondazione Migrantes.
Mediterraneo è un moltiplicatore
Patrizia Giunti, inoltre per la prima volta a Pozzallo, ha cercato di riprendere le fila del discorso portato avanti dal reportage della prima parte del convegno. La presidente della fondazione La Pira ha voluto dare uno spazio di attenzione al titolo, in quanto molto impegnativo.
“Oggi il Mediterraneo da mare in mezzo alle terre è divenuto un mare in mezzo alle guerre. Un mare che dovrebbe essere luogo di scambi e di navigazioni tranquille, che invece è diventato luogo di circolazione di mezzi militari pericolosi e via di fuga per tante vite umane” ha detto in apertura Patrizia Giunti.
La Pira, ha ricordato la Giunti, ha visto nel Mediterraneo un luogo moltiplicatore perché proietta se stesso in tutte le realtà poltiiche che lo circondano. Quindi questo louogo potrà essere propagatore di pace se realizza quest’utlima, ma sarà una miccia perennemente accesa se le ragioni del conflitto continueranno ad essere mantenute in vita.
Mons. Rumeo: “La Pira deve diventare: progetto, metodo e stile”
Il Vescovo Salvatore, nel suo intervento, ha rimarcato come La Pira appartenga alla Chiesa di Noto e al Comune di Pozzallo, un uomo che ha vissuto la sua fede con una certa drammaticità. “Perché La Pira, come uomo, rimane lì cristallizzato nel tempo per tutte le cose che è riuscito a fare. Oggi, però, La Pira deve diventare un progetto, un metodo e uno stile per essere incarnato nel nostro territorio”, ha rimarcato mons. Salvatore Rumeo.
Città e migrazioni occorre confrontarsi sempre di più
“Oggi le nostre comunità vivono un dramma di spopolamenteo, di denatalità, di messa in discussione del sistema politico amministrativo. C’è un momento di disiqulibrio, nel silenzio più totale delle istituzioni” ha rimarcato Paola Amenta, il quale ha sottolineato l’urgenza di rilanciare momenti di confronto e di crescita sulla scia di La Pira quando era sindaco di Firenze per iniziare a comprendere le necessità delle città del Mediterraneo.
Infine il giovane ricercatore Elia Tornesi, come fondazione Migrantes, ha rimarcato la questione migratoria. Sottolineando come: “Il 2023 abbia registrato il drammatico record di oltre 3129 morti e dispersi nel Mar Mediterraneo, una cifra a ribasso. La rotta mediterranea si conferma ancora una volta la più letale tra le rotte migratorie, da Mare Nostrum a mare mortum, da culla della civiltà e tomba della dignità il passo è breve”.
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