Sicilia, concessioni balneari: il Presidente Firullo chiede l’applicazione della legge regionale

La questione delle concessioni balneari resta al centro del dibattito sopratutto in Sicilia.

Il motivo è presto detto ed è stato anche chiarito dall’assessore regionale all’Ambiente Toto Cordaro il quale ha dichiarato.

Riteniamo che la Regione Siciliana abbia creato, attraverso una norma proposta dal governo Musumeci e approvata dall’Ars, presupposti giuridici diversi rispetto a quelli di tutte le altre Regioni italiane, essendo l’unica ad avere esteso al 2033 le concessioni demaniali marittime vigenti per legge. Basterebbe già solo questo, oltre al fatto che la Sicilia, Regione a Statuto speciale, ha competenza esclusiva in materia di demanio marittimo, per differenziarsi dal resto d’Italia

Le parole dell’assessore regionale non lascerebbe alcun dubbio se non che oggi non si comprende bene perché il Presidente della Regione Sicilia non abbia fatto come il Presidente della Regione Calabria che ha con tanto di delibera affermato che “i propri enti locali non siano tenuti, di norma, ad applicare la direttiva Bolkestein alle concessioni demaniali marittime. 

Ciò in quanto, secondo la ricognizione effettuata, la risorsa non potrebbe dirsi “scarna” con riferimento al territorio costiero calabrese” basandosi su quanto dichiarato dall’articolo 12 della Direttiva Europea 123/CE del 2006 che evidenza come la Direttiva si applica solo “qualora il numero di autorizzazioni disponibili in atto per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili”

In realtà non sono stati individua i criteri per definire se una risorsa possa considerarsi scarsa o meno e su questo ha fatto leva la Regione Calabria che ha dimostrato come il 30% delle coste sia riservato all’uso pubblico, e per tanto non ci sarebbero i presupposti della “scarsità”

In Sicilia invece questo passaggio non è stato ancora fatto nonostante esista un’apposita legge e nonostante non si può ritenere scarsa la risorsa in quanto l’occupazione nella costa incide di circa il 18% su 1.500 Km con tipologie diverse: bar, ristorante, pizzeria, stabilimenti balneari, aree attrezzate, attività industriali e concessioni a privati con beni confinanti al demanio marittimo, mentre gli stabilimenti balneari occupano soltanto quasi il 6%,m. 

Partendo da questo presupposto l’Associazione Turistica Balneare Siciliana, che sarà presente al tavolo tecnico regionale che si svolgerà a Palermo il 13 settembre, insiste nella conferma della Legge Regionale numero 24/2019 e le prescrizioni del Decreto ARTA numero 137/Gab del 21.05.2020, quindi nella validità delle concessioni demaniali già estese al 31 Dicembre 2033 

Anche perché come ribadisce il Presidente Firullo “Noi balneari siciliani non abbiamo avuto un’estensione tacita al 2033 delle nostre concessioni, bensì l’abbiamo ottenuta dopo una formale richiesta tramite il portale pubblico della Regione. Si tratta di un nuovo atto concessorio valido fino al 2033, registrato e ottenuto dopo la pubblicazione nel sito della Regione Sicilia, previo il pagamento dei “diritti fissi” di Euro 250,00 quindi siamo in regola e pretendiamo che i nostri diritti vengano tutelati dai nostri politici che ci rappresentano” 

Ricordiamo che quella dei balneari in Sicilia è una categoria che ricomprende, a vario titolo, pubblico e privato e conta oltre tremila concessioni che assicurano ogni anno centomila posti di lavoro. La Regione Sicilia, inoltre, percepisce 11 milioni di euro l’anno con gli introiti delle concessioni. 

Antonello firullo, concessioni balneari, direttiva Bolkestein, Legge regionale, regione calabria, sicilia, Toto Cordaro

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