Studiare Economia richiede doti particolari? Solo una combinazioni di “qualità”

Dedico, questa volta, questo contributo allo studio della scienza economia perché molti imprenditori e i loro figli, oltre a giovani liceali, i quali  desiderosi di avvicinarsi a questa materia, mi hanno chiesto di avere un quadro relativo allo studio dell’economia per abbracciare eventualmente la professione di economista.

di Salvatore G. BLASCO

Mi chiedono principalmente per lo studio dell’economia quale doti sono richiesti? E’ difficile dare risposte esaustive in un campo dove esiste una vastissima pubblicazione in materia: comunque visto anche che in uno articolo non si può fare una analisi di largo respiro mi limiterò a dare dei punti significativi.

     Che cos’è l’economia?

L’economia è la scienza sociale che si occupa  dei metodi con cui l’uomo usa razionalmente poche risorse per soddisfare molte esigenze.

     L’economia politica, è la scienza  che studia l’attività dell’uomo, rivolta all’impiego di risorse scarse per il soddisfacimento di bisogni numerosi e risorgenti.

    Gli uomini sono spinti ad agire da un gran numero di stimoli e aspirazioni. In generale essi cercano di evitare uno stato di sofferenza o di migliorare uno stato di benessere.

A tale proposito, in molti casi, devono fare uso di determinati mezzi. Se questi mezzi sono illimitati ( come l’aria che respiriamo) non vi è problema economico da risolvere.

     Se invece, sono limitati, occorre affrontare un certo sacrificio per ottenerli e un costo.

 Si ha così “ l’attività economica”. Qui si tratta cioè di ottenere il massimo beneficio netto rispetto al mezzo oneroso da impiegare.

     Perché si abbia attività economica occorre quindi che si verifichino alcune circostanze, e precisamente:

  • esistenza  di fini  ( bisogni ) che per essere soddisfatti richiedono l’impiego di mezzi disponibili, limitati e quindi onerosi;
  • necessità  di sopportare  un <costo> per poter disporre di questi mezzi;
  •  possibilità di scelta  in maniera  da potere individuare una soluzione più vantaggiosa rispetto alle altre possibili.     

L’economia si divide in due sezioni:

Microeconomia : studia il comportamento delle singole unità economiche.

Macroeconomia: studia il comportamento dei grandi aggregati visti nel loro insieme.

     Quando e come nasce l’economia?

L’economia come disciplina autonoma nacque nel XVIII secolo, anche se la data esatta è opinabile.

     La si potrebbe collocare nel 1754, a Napoli, con l’istituzione della cattedra di Commercio e meccanica del professore Antonio Genovesi, oppure nel 1776, con la pubblicazionedell’opera di Adamo Smith< The Wealth of Nations>

     Lo studio dell’economia non può ignorare la storia. Chi ignora la storia ha minore probabilità di riuscire come economista.

     A tal proposito un grande economista Sir John Hicks ( 1904-1989 ) ci ha lasciato scritto:  “ lo storico si occupa del passato nel suo rapporto col presente. Mentre l’economista si occupa del presente, quindi del passato e del futuro”.

     Ma l’economia è una scienza triste?

Proprio no. La definizione è del filosofo scozzese Thomas Carlyle, il quale definiva in termine dispregiativo la < scienza economica> “scienza triste” in un suo saggio del1849 in riferimento a Thomas Malthus, quel lugubre economista che sosteneva che l’umanità fosse intrappolata in un mondo in cui la crescita della popolazione avrebbe sempre messo a dura prova le risorse naturali e portato una diffusa miseria.

Insomma una visione naturalmente davvero squallida.

     Diciamo anche che Carlyle capiva poco di economia, Scienza che il grande Bertrand Russell confessava all’amico Keynes di trovare  tanto utile quanto difficile.

 Per il grande Keynes invece l’economia è un misto di calcolo e psicologia, tra Cartesio e Freud, per intenderci. Di qui le difficoltà.

     Ora veniamo alla domanda fattami circa le doti richiesti per fare l’economista.

     A questa sottile e incisiva domanda rispondo con le parole del più grande economista del XX secolo, cioè: Jihn Maynard Keynes.

     Chi era Keynes 1883-1946 ?

Spesso  citato, a proposito o a sproposito, nelle discussioni di carattere economico. Senza volervi obbligare a leggere un libro economico, voglio, qui, fornire qualche informazione di base.

Fu docente di economia a Cambridge, e direttore della Banca d’Inghilterra.

E’ stato un economista inglese, padre della macroeconomia e considerato il più influente tra gli economisti del ventesimo secolo.

Non si può comprendere l’enorme influenza esercitata dal pensiero di Keynes di questi 100 anni, senza tenere conto della sua vita e delle sue opere.

     E’ indubbio che col tempo la sua influenza si sia esercitata sempre di più tramite la sua opera più prestigiosa e fortunata: Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta del 1936.

     Questa opera di Keynes è diventata la vera e propria < bibbia > del Keynesismo.    

        Detto questo veniamo al saggio in cui Keynes esprime il suo pensiero sulle “doti” che deve avere chi studia l’economia.

    In un saggio del 1924 in ricordo di Alfred Marshall( Londra 1842-1924 ) economista , Professore dal 1885 al 1908 della cattedra di economia  politica dell’università di Cambridge. > aveva affermato, ironicamente: < Lo studio dell’economia non sembra  richiedere doti straordinarie. Sul piano intellettuale, non è forse una disciplina assai semplice rispetto alle branche più elevate della filosofia e della scienza pura?> Ma il grande economista aveva aggiunto < deve possedere una rara combinazione di qualità>:      deve essere, in una  certa misura, un matematico e uno storico, uno statista e un filosofo. Deve sapersi esprimere, ed essere in grado di comprendere  i simboli. Deve  saper cogliere il particolare nel generale, e abbracciare l’astratto e il concreto nello stesso modo del pensiero. Deve studiare il presente alla luce del passato, in vista di obiettivi futuri. Non deve  trascurare  alcun aspetto  della natura o delle istituzioni dell’uomo. Deve essere a un tempo risoluto e disinteressato, distaccato e incorruttibile come un artista, ma a volte anche pragmatico come un politico>.

     Orbene questa rara combinazione di qualità traspare  con chiarezza negli scritti di Keyns, l’eretico.

     Detto questo, spero di avere acceso una <lucina> per coloro che vogliono studiare la scienza economia.

S.G.B

Foto di copertina tratta da Studio Eidos

Adamo Smith, Alfred Marshall, Antonio Genovesi, Jihn Maynard Keynes, Macroeconomia, Microeconomia, Sir John Hicks, The Wealth of Nations, Thomas Carlyle

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