Modica, ragazzino bullizzato a scuola finisce in Ospedale in codice rosa: trauma cranico
In questo periodo sta facendo molto discutere il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” ispirato alla storia di Andrea Spezzacatena, quindicenne vittima di bullismo che si tolse la vita il 20 novembre 2012.
Il successo del film è dovuto al fatto che la storia di Andrea è la storia oggi di tanti, troppi ragazzi che riempiono le cronache tutti i giorni. Purtroppo siamo spesso convinti che il fenomeno non ci riguarda da vicino fino a quando non ci arriva una chiamata per raccontaci una storia che avviene proprio in una scuola di Modica, la Giacomo Albo.
Un ragazzino di 12 anni è finito in ospedale con un trauma cranico dopo essere stato colpito da un compagno di classe. Un compagno ripetente, più grande di lui di due anni, che ormai da tempo lo ha preso di mira, non solo a scuola ma anche fuori dall’orario scolastico, rendendogli la vita impossibile.
Ed è proprio per questo che l’episodio è ancora più grave, perché si poteva evitare. La famiglia del ragazzo aveva più volte sollecitato l’intervento della Dirigente scolastica sia a voce che con e-mail e come risposta la mamma era stata inviata a cambiare scuola al proprio figlio.
Un ragazzo che come unica colpa ha quella di essere bravo, educato, agli occhi degli altri, oggi così spavaldi, forse un po’ troppo timido ma può essere questo motivo di persecuzione? Gli altri compagni per paura tacciono e così il ragazzino si trova da solo, ogni giorno, a dover affrontare questo bullo, che certamente avrà i suoi problemi ma che per questo non può essere giustificato.
Il ragazzino è stato accompagnato al Pronto Soccorso dai genitori e, dopo che questi hanno raccontato quello che è accaduto, ha ricevuto un ‘codice rosa’ quello che si usa per le vittime di violenza siano esse donne o bambini. E questo ha permesso di avviare l’iter con tanto di denuncia nei confronti non solo del ragazzo ma anche della scuola che ha certamente una grande responsabilità su quanto accaduto. Sia per aver sottovalutato l’accaduto sia per mancanza di vigilanza visto che il fatto è accaduto davanti agli occhi di tutti.
Il ragazzo, come dicevamo, infatti, è stato trasportato all’Ospedale dai genitori perché la scuola aveva liquidato il tutto con un po’ di ghiaccio nella testa. Ed invece il ragazzino stava male ed è stato ricoverato in osservazione, dopo che dalla Tac è emerso un trauma cranico.
Ci siamo chiesti se fosse giusto raccontare questa storia ma siamo arrivati alla conclusione che non solo è giusto ma è anche necessario, perché quello che è accaduto al giovane studente modicano sia da monito sia per i suoi coetanei che per gli adulti anzi, sopratutto, per loro. Perché quello che emerge da questa storia è che ancora oggi ci sono scuole che non sono preparate non tanto a risolvere ma nemmeno ad affrontare episodi di bullismo.
È possibile, ci chiediamo, che la scuola che dovrebbe essere un posto sicuro per i nostri figli, sia diventato invece un luogo pericoloso dove i nostri ragazzi, soprattutto quelli più fragili, non trovano conforto ma anzi vengono isolati proprio dagli adulti che dovrebbero ascoltarli per evitare di ammettere che episodi di questo genere si verifichino nel proprio istituto, banalizzandoli e non supportando adeguatamente chi subisce?
I dirigenti non vogliono problemi e allora preferiscono girare la testa dall’altra parte e risolvere il problema chiedendo ai genitori di cambiare scuola. Certo, non tutti, per fortuna, sono così, c’è anche chi ha grande sensibilità e a loro diciamo grazie perché sappiamo che fanno un lavoro immane ma che sono spesso da soli a farlo, per il resto diciamocelo pure, sono ancora pochi gli esempi di insegnanti e dirigenti che mettono davanti ai loro interessi quelli degli alunni.
E allora, speriamo che, non solo episodi di questo genere non accadano più, ma che chi ha sbagliato paghi, questo è l’unico modo per cambiare le cose, applicare la giustizia e non insabbiare tutto come siamo soliti fare in questo Paese per poi organizzare fiaccolate e manifestazioni in memoria di quelle vittime che siamo stati noi stessi con i nostri comportamenti e i nostri silenzi ad uccidere.
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