Misericordia Modica: i risultati del progetto Ben-Essere e le testimonianze di utenti e volontari

E’ stata l’emozione il sentimento che è  prevalso nella conferenza della confraternita della Misericordia di Modica per illustrare i risultati raggiunti, allo stato attuale, dal progetto Ben-Essere in salute che si è tenuta  ieri sera nei locali di ICOTEA. 

L’emozione di chi è stato protagonista del progetto sia come volontario che come utente. A cominciare dal Governatore della Misericordia di Modica, il Dottor Angelo Gugliotta, che con grande soddisfazione ha evidenziato i momenti più importanti del progetto finanziato dall’Assessorato della Famiglia e delle Politiche Sociali della Regione Sicilia che ha preso il via lo scorso mese di maggio ringraziando i volontari che si sono spesi per la sua realizzazione. 

Il progetto è stato pensato in tre fasi “Ben-essere cittadini”, “Ben-essere Comunità” e “Ben-essere in Sicurezza” con lo scopo di realizzare degli interventi che favoriscano lo sviluppo della cultura del volontariato e della cittadinanza attiva in particolare tra i giovani promuovendo la cultura della salute e della prevenzione, anche con riferimento al tema degli incidenti stradali, e fortificando il sostegno all’inclusione sociale in particolare delle persone con disabilità. Ma è stato soprattutto quest’ultimo il punto su cui poi si è focalizzato. Come ha sottolineato anche il coordinatore del progetto Marco Santoro. 

Infatti l’azione svolta dai volontari ha avuto come obiettivo quello di far sì che le persone con disabilità potessero riprendere in mano la loro vita e la loro socialità e per questo che è stato attivato un servizio di trasporto che ha permesso a numerose persone di potere tornare ad uscire di casa per andare al mare o anche semplicemente per trascorrere una serata in pizzeria. Come ci ha spiegato Valentina, la segretaria della Misericordia, colei che riceve le telefonate degli utenti e raccoglie i loro desideri e i loro sogni e che poi grazie all’aiuto degli altri colleghi li trasforma in realtà. “Ad oggi siamo riusciti a soddisfare tutte le richieste” dichiara con orgoglio Valentina. 

Ma sono state le parole di Vincenzo e di Antonio che hanno fatto comprendere il vero significato del progetto. Loro sono solo due de circa 80 utenti che hanno usufruito del servizio di trasporto da luglio ad oggi e che dopo anni che erano chiusi in casa hanno potuto finalmente uscire e riprendere loro vita sociale e questo grazie agli oltre 20 volontari, a titolo gratuito, che sono stati impegnati sia di giorno che di notte nel progetto per ridare a queste persone una vita dignitosa. 

Vincenzo ha 60 anni e da qualche anno a seguito di una grave frattura al femore ha perso l’uso delle gambe e adesso è costretto su una sedia a rotelle. “Uscire, andare al mare, andare a mangiare la pizza, fare il karaoke, sono tutte cose che pensavo di non poter più fare e invece grazie ai volontari e a questo progetto una volta a settimana ho ripreso a fare le cose che amavo fare. Ma soprattutto stare in compagnia visto che trascorro le mie giornate da solo a casa.” Vincenzo oltre a ringraziare i volontari, ha voluto anche ringraziare l’Asp di Ragusa che piuttosto rapidamente gli ha fortuito l’uso di una carrozzina elettrica che gli ha cambiato la vita visto che gli consente di spostarsi con più facilità.

E poi c’è la storia di Antonio, colpito da una grave malattia che gli impedisce di camminare, Antonio ha 20 anni e da sei anni non usciva di casa. Ha perso il padre poco prima di ammalarsi e adesso anche la madre si è ammalata e da solo non può uscire. “Rivedere il cielo stellato è stato un sogno, così come andare al mare. Tutto questo da solo non avrei potuto mai farlo. Salire in un veicolo non adattato non è semplice, utilizzare i mezzi pubblici anche se dotati di pedana è riduttivo per gli orari che effettuano soprattutto se si vuole uscire di sera” Ma Antonio raccontando la sua esperienza ha detto anche una cosa molto importante: “Mi rendo conto che siamo in tanti ad avere queste esigenze e forse bisognerebbe investire di più. Perché quando una persona disabile perde anche la socialità ed è costretta a restare in casa oltre ad ammalarsi nel corso si ammala anche nell’anima, nella testa e questo poi comporta un ulteriore costo per lo Stato. Quindi questo progetto sembra magari una piccola ma ci aiuta a tutelare la nostra salute soprattutto mentale.”

Toccante anche la testimonianza di Giuseppe un infermiere specializzato che ha realizzato il sogno di una sua giovane paziente a letto ormai da anni per una grave malattia. Grazie al suo supporto e a quello dei volontari si è attivato tutto l’iter necessario nella massima sicurezza per portarla a mare di sera a fare una passeggiata ed incontrare i suoi amici di un tempo. 

Queste sono solo alcune delle storie che sono emerse ieri nel corso dell’incontro ma che testimoniano l’importanza di questo progetto della durata di un anno e che quindi dovrebbe terminare a maggio, ma che si spera, possa continuare perché a fronte di un piccolo impegno da parte della Regione si è riuscito a fare tanto per queste persone, come ha sottolineato Antonio, e ancora si può fare tanto per loro ed è questo l’appello che è stato fatto al termine della conferenza dalla vice presidente Mariagrazia Gerosi e da tutti i presenti perché terminare questo progetto significa spezzare il sogno appena cominciato di queste persone che hanno ripreso a vivere grazie ai volontari, degli angeli scesi in terra che con il loro sorriso, la loro pazienza, la loro gioia, la loro empatia, senza chiedere niente in cambio, hanno reso possibile tutto questo. 

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