I seminaristi di Noto con il vescovo in udienza privata da Papa Francesco
L’invito: “lavorate perché i giovani che vanno a studiare fuori tornino”
Stamane i sette seminaristi della Diocesi di Noto accompagnati dal Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Rumeo e dal rettore don Stefano Modica si sono recati in udienza dal Santo Padre Papa Francesco.
I seminaristi insieme a mons. Salvatore Rumeo hanno avuto modo di ascoltare le parole paterne di Papa Francesco, rivolte in modo particolare a tutta la Comunità Accademica dello Studio Teologico San Paolo di Catania che si appresta a celebrare ben 55 anni di attività a servizio del territorio siciliano.
Un luogo per una formazione di ampio respiro
“Lo Studio Teologico San Paolo può essere considerato una primizia del Vaticano II: è nato nel 1969, quando le diocesi della Sicilia orientale decisero di istituire un unico luogo di formazione teologica, che si è rivelato nel tempo fruttuoso per i presbiteri, i religiosi, i laici. Vi incoraggio ad andare avanti in questo percorso: continuate a camminare insieme, offrendo una formazione di ampio respiro, che sia incisiva nella vita ecclesiale e sociale. Insieme alla Facoltà Teologica di Palermo, a cui è aggregato, il vostro Studio costituisce un modello che stimola anche altre Chiese a camminare insieme in questo ambito. In effetti, quando parliamo di comunione dobbiamo includere anche la relazione tra le strutture formative, che diventano laboratori di comunione e di missione, animati dalla riflessione teologica. La recente Assemblea del Sinodo dei Vescovi ha sottolineato la dimensione sinodale del ministero dei teologi e delle istituzioni teologiche (cfr Documento finale, 67)” ha detto all’inizio Papa Francesco.
Il Papa, inoltre, si è soffermato anche sulla condizione giovanile dell’Isola e in generale sulla splendida terra siciliana ha espresso parole cariche di speranza.
“La vostra terra ha bellezze naturali e artistiche meravigliose, purtroppo minacciate dalla speculazione mafiosa e dalla corruzione, che frenano lo sviluppo e impoveriscono le risorse, condannando soprattutto le aree interne all’emigrazione dei giovani. La mafia sempre impoverisce, sempre. La Sicilia ha bisogno di uomini e donne che sappiano guardare al futuro con speranza e formino le nuove generazioni ad essere libere e trasparenti nella cura del bene comune, per debellare povertà antiche e nuove.”
Un pensiero per i giovani che devono tornare in questa terra
“Guardo a voi, giovani, e vi dico: in Cristo «diventiamo capaci di relazionarci in modo sano e felice e di costruire in questo mondo il Regno d’amore e di giustizia. Il nostro cuore unito a quello di Cristo è capace di questo miracolo sociale» (Lett. enc. Dilexit nos, 28). E lavorate perché i giovani che vanno a studiare fuori tornino. Che la Sicilia non perda il sangue giovane, che è andato a studiare!”
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