Dal vertice al Mimit sul futuro di Eni Versalis, per Ragusa al momento solo “aria fritta”

Ieri al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) si è tenuto l’incontro convocato per affrontare il tema della reindustrializzazione dei poli di Priolo e Ragusa.

L’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, ha dichiarato: “La priorità è salvaguardare i livelli occupazionali, diretti e indiretti, e assicurare che il processo di trasformazione industriale possa avvenire nel rispetto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti, dalle imprese ai lavoratori”.

A Priolo è confermata la realizzazione di una bioraffineria e di impianti di riciclo chimico. Per Ragusa, l’assessore ha chiesto ulteriori dettagli e impegni più chiari per assicurare che il sito possa beneficiare di iniziative coerenti con la strategia di transizione energetica di Eni Versalis.

All’incontro romano per fortuna ha partecipato anche il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì che sul futuro di Ragusa fa sapere qualche dettaglio in più.
I tecnici dell’azienda hanno spiegato, che si intende riconvertire il sito con nuovi più piccoli impianti sperimentali sulle tecnologie del riciclo, che inoltre ospiterebbe centri di formazione ed alta specializzazione, in accordo con università siciliane, nel settore dell’agro industria.
Dall’esposizione fatta è emersa l’intenzione dell’azienda di mettere a frutto la forte vocazione agricola del territorio ragusano utilizzando per sperimentazioni 15.000 ettari di terreno coinvolgendo circa 3.000 aziende agricole locali con l’intento di attrarre e sviluppare a Ragusa nuove filiere industriali.
Un progetto certamente suggestivo, che può aprire scenari di sviluppo nel campo della ricerca ed all’insegna della sostenibilità, ma ancora privo della necessaria concretezzza.
Cassì ha evidenziato nel suo intervento come mentre per l’impianto di Priolo è già delineato l’importo dell’investimento (circa 800 milioni) ed è stato indicato l’anno di avvio della nuova produzione (il 2028), per la progettualità di Ragusa siamo di fronte ad uno scenario non definito nell’ammontare e nei tempi dell’investimento ed incerto.
L’azienda ha comunque ribadito l’impegno a garantire l’equilibrio del saldo occupazionale, sia per il diretto sia per l’indotto, senza però entrare nel dettaglio e rinviando ad ulteriori aggiornamenti e tavoli di confronto. Situazione che incute forte preoccupazione per l’incertezza che attanaglia centinaia di famiglie.
A tal proposito il tavolo si è concluso con la richiesta ministeriale di produrre una lista dei fornitori, per valutare l’indotto reale e il suo numero di occupati, e un dettagliato cronoprogramma, fondamentale anche per calcolare gli eventuali ammortizzatori sociali dovuti innanzitutto ai tempi di fermo dell’impianto.
Lo stabilimento ragusano è già fermo per mancanza di mercato dei suoi prodotti, come dichiarato dalla stessa Azienda, la quale punta ad avviare da gennaio le operazioni di decommissioning.

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