Un ricordo di Enzo Ruta, una vita per il teatro, un teatro per la vita

Il maestro Enzo Ruta non era uno qualsiasi per spirito, attaccamento ai valori e per cultura. La sua grande passione era il teatro, la recitazione, ma anche la regia e la scrittura.

Soffiava il vento del “sessantotto” quando abbiamo cominciato a frequentarci e commentavamo i brani di Herbert Marcuse ( L’uomo ad una dimensione), eravamo riusciti ad avere una copia stampata da Einaudi. Anche il movimento studentesco si faceva strada e noi eravamo in prima linea, con i nostri valori appena confezionati dentro di noi.

Facevamo, ora si direbbe, apostolato, parlando con i nostri coetanei, davanti alle scuole nelle giornate di sciopero o a Catania. Insomma c’eravamo. Ma tu caro Enzo, avevi in tasca, sempre un altro testo. Un testo di teatro che ti aveva affascinato. Il tuo sogno era  metterlo in scena, con la tua voce e con la tua regia.

Ho anche assistito alle prime prove, al teatro Don Bosco ( al collegio): tu spiegavi e recitavi con il tuo classico avvolgente  movimento delle mani il testo di “Aspettando Godot”, di Samuel Beckett, mica cosa da poco.

Eri affascinato da quel testo, da quel dramma, associato al cosiddetto teatro dell’assurdo, costruito intorno alla condizione dell’attesa. Un albero rudimentale campeggiava la scena ed altri attori erano lì a seguire le tue indicazioni e tu la voce narrante.

Un inizio con il botto, caro Enzo, considerando il contesto in cui si trovava il teatro amatoriale di quegli anni a Modica, con l’indimenticabile Masino Agosta che calpestava alla grande le scene dell’altro teatro, quello dell’Oratorio del Dente.

Questa la partenza caro Enzo Ruta, ma in pochi ricordano i tuoi inizi. Poi progressivamente hai fatto tutto il resto, da solo. Tu,  il figlio di don Giugginu Ruta, di cui andavi fiero, commesso principe del negozio di Donna Miniccia Giardina, tu che per non smentirti non ti sei laureato, perché hai rinunciato a fare lo scritto e l’orale del latino, malgrado avessi superato tutti gli altri esami.

Tu che hai abbracciato i tuoi allievi, e tutte le esperienze teatrali degli ultimi decenni ( Teatro Emme Uno, Quarta Parete, Cartellone e così via.

Giovanni Spadola ( attore e regista) mi scrive un suo pensiero:”Enzo è stato una persona di autentico  valore che ha  vissuto con valori autentici. Penso a tutti i bambini/studenti che hanno avuto il dono di averlo avuto come maestro. Con Enzo la  scuola modicana ha scritto silenziose pagine quotidiane per una  didattica di altissimo livello.

Il Teatro, che ha vissuto con intensa e ininterrotta passione,è stato lo spazio catalizzatore dei suoi molteplici interessi culturali e artistici.

Penna altrettanto formidabile, ha dato voce ad uno spirito critico di profonda umanità. Oggi, questa dolorosissima assenza, è già lievitata in una presenza ineludibile e l’ultima testimonianza che ci ha lasciato nel video  “ Io Turiddu Ciaramunti, c’era”, con una scrittura preziosa e una interpretazione densa,  ha già il sapore del testamento,  dell’eredità.

E su FB c’è chi scrive di te: “Caro Maestro Enzo, ieri ho rivisto la tua opera sull’eccidio di Passogatta.

Sei stato il “maestro” ma di quelli veri delle mie figlie. Cultura, arte, storia, la nostra storia, quella dei nostri nonni e dei nostri avi. Avevi un amore infinito per la tua città, per le nostre radici. E con questo amore avvolgevi e coinvolgevi tutti. “Gli spigolatori” “L’alluvione” “Lo sbarco degli americani a Modica” “La diatriba San Giorgio con San Pietro”, sono alcune delle opere che ho avuto il piacere di vivere durante le prove.

Eri immenso, ti rivolgervi ai tuoi alunni e ci ritrovavamo noi genitori attenti più dei piccoli a seguire le tue parole. Eri autorevole, amico,  un insegnante che vedeva lontano, molto più dei genitori stessi.

“Finiscila! Sti picciriddi i fai martiri! E falli iucari! E anzignici u dialettu ca è bellu!”

Così! Così ci insegnavi a non dimenticare le nostre radici, la nostra storia. Ci insegnavi a non dimenticare mai chi siamo. Grazie.

Ecco che cosa eri caro mio compare Enzo : una vita per il teatro, un teatro per la vita, anche se non sapevi disdegnare le critiche, a volte taglienti, le ramanzine e le prese di posizioni a volte aspre. Ma era l’amore per questa città, per la sua storia e per i suoi personaggi.

E a proposito di personaggi, nel cassetto è rimasto il progetto che avevamo messo a punto. Una rappresentazione teatrale dedicata a Raffaele Poidomani. Il titolo: “Raffaele Poidomani, cavaliere senza carrube”. Ma non c’è stato il tempo, tante difficoltà, anche familiari hanno impedito la scrittura. Ora tu te ne sei andato, così, senza preavviso, nascondendomi tutto il tuo malessere. “ Ho una colica renale, mi sento stordito, vediamo se riesco domani ti scrivo venti righe sull’eccidio del Passo Gatta. Era il 28 maggio sera, mi hai mentito. Non hai voluto che mi preoccupassi.

Ma il tuo dolore l’ho colto nelle tue parole. Puntuale, perché malgrado tutto non mi potevi lasciare in tredici, la mattina dopo mi hai mandato il link del video “ Io Turiddu Ciaramunti, c’era”. 

Un compare non si abbandona neanche in punto di morte. Grazie Enzo a nome di tutti quelli che ti abbiamo conosciuto e voluto bene.

Gianni Contino

Giovanni Spadola

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