Scicli: a Palazzo Spadaro la presentazione del progetto “Bio Pathogens”

Saranno illustrati domani nel corso di un convegno in programma dalle 16 alle 20 a palazzo Spadaro a Scicli i risultati del progetto Bio Pathogens.

Il progetto attuato nell’ambito del Psr Sicilia 2014/2022 – sottomisura 16.2 “Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”, con capofila Sata Srl e il supporto di 13 partner.

L’appuntamento avrà per tema “Messa a punto e impiego della disinfestazione biologica del terreno per la gestione ecosostenibile dei patogeni tellurici del pomodoro”. Dopo i saluti istituzionali di Mario Marino, sindaco di Scicli, di Angela Desirè Ficili, presidente del Consiglio comunale, di Giuseppe Dipietro, presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali di Ragusa, e dell’agronomo Rodolfo Occhipinti, capo area Sud Italia Sata Srl, ci saranno gli interventi dei relatori.


Il dottore agronomo Giorgio Carpenzano, dirigente dell’ispettorato dell’agricoltura di Ragusa, interverrà su “La sottomisura 16.2 del Psr Sicilia 2014-2022 nel Ragusano”; il dottore agronomo Gaetano Alessandro Guarino, consulente ProSea Srl, parlerà de “Il progetto Bio pathogens management”; il prof. Giancarlo Polizzi, docente ordinario di Patologia vegetale presso il Di3A dell’Università di Catania, si soffermerà sulla “Gestione sostenibile dei patogeni tellurici in ambiente protetto”. E, ancora, il dottore agronomo Antonino Azzaro parlerà della “Disinfestazione biologica del terreno e gestione integrata dei nematodi” mentre Adriano Gennuso, ricercatore Centro di saggio Sata Srl, focalizzerà la propria attenzione sulle Attività
implementate e prossimi sviluppi del progetto Mapei-Asd. Dopo il dibattito, le conclusioni saranno affidate a Dario Cartabellotta, dirigente generale del dipartimento Agricoltura dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo rurale e della Pesca mediterranea.

Il progetto parte da queste premesse: l’orticoltura intensiva rappresenta in Sicilia un importante comparto produttivo ed è prevalentemente concentrata nella zona costiera del versante sud-orientale (“fascia trasformata ragusana”) dove insistono circa 4.000 ettari di apprestamenti protetti che intercettano rispettivamente circa il 25% e il 20% della superficie e produzione nazionale. La coltura del pomodoro è la più diffusa di tutto il comparto. Se da un lato l’ambiente protetto consente di estendere il calendario di commercializzazione delle produzioni e di proteggere le colture da avverse condizioni climatiche, dall’altro contribuisce ad accentuare alcune problematiche fitopatologiche. Le tecniche colturali che si attuano in ambiente protetto, infatti, esercitano una forte pressione selettiva e negativa sulla microflora del terreno. Gli attuali indirizzi di politica ambientale sono diretti verso restrizioni sempre più ampie in termini di utilizzo, ri-registrazione e/o registrazione dei fumiganti.


È il caso per l’appunto del tanto discusso metilisotiocianato, potenziale inquinante del suolo e delle falde acquifere, che l’Epa (Environmental protection agency) ha classificato come probabile prodotto cancerogeno includendolo nella lista dei composti chimici dannosi. In base a quanto detto, la recente legislazione europea sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari suggerisce pertanto di ricorrere, laddove
possibile, all’adozione di strategie di lotta alternative al mezzo chimico. Appare pertanto indispensabile individuare una tecnica innovativa più efficiente, versatile, sostenibile e rispettosa della flora microbica che potrebbe svolgere un ruolo determinante per gli effetti benefici a lungo termine.

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