Elezioni provinciali verso l’ennesimo rinvio? Il sindaco di Ragusa Peppe Cassì non ci sta

Nelle ultime ore si sta profilando un possibile ennesimo rinvio delle elezioni provinciali in Sicilia, anche quelle di secondo livello, l’unica soluzione pensata per far ripartire al più presto questi enti.

Appresa la notizia il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, ha inviato una lunga nota in merito alla questione dicendo a chiare lettere le sue intenzioni.

Disattesa nuovamente la Legge Delrio

Nel 2014, la famosa Legge Delrio, ha trasformato la fase elettiva delle provincie, enti amministrativi intermedi di estrema importanza sul territorio, con la sostituzione dell’elezione diretta dei consiglieri e presidente con una elezione definita di secondo livello. Con questa situazione a votare sono solo i sindaci e i consiglieri comunali in carica nei vari comuni.

“Può piacere o non piacere – a me non piace affatto, certamente meglio dare alla gente il diritto di scegliere con elezioni a suffragio universale, ma questa è la legge vigente, dichiarata peraltro conforme ai principi della Costituzione dalla Corte Costituzionale” afferma senza mezze misure Peppe Cassì.

Va detto altresì, come sottolinea il sindaco di Ragusa, che la Regione Sicilia ha disapplicato questa legge, creando i cosiddetti Liberi Consorzi Comunali, idea tutta siciliana, che da oltre 10 anni sono governati da Commissari scelti dai vari governi regionali che si sono succeduti. E ha ragione Cassì: “In Sicilia, anziché procedere per votazioni si va avanti per nomine”.

Numerosi pronunciamenti della Corte Costituzionale nel dimenticatoio

Anche la Corte Costituzionale ha bacchettato la Regione Siciliana per questo gap amministrativo e specialmente per i continui rinvii e ritardi circa le elezioni, ponendosi contro pienamente ai commissariamenti regionali.

Infatti con la sentenza n. 136 del 2023 la Corte ha censurato l’ennesimo rinvio che “consolida, prolunga e aggrava la situazione di sostanziale disconoscimento dagli obblighi contenuti dagli articoli 5 e 114 della Costituzione”, concludendo che “a tale situazione deve porsi rimedio senza ulteriori ritardi, attraverso il tempestivo svolgimento delle elezioni dei presidenti dei liberi consorzi comunali affinché anche in Sicilia gli enti intermedi siano istituiti e dotati dell’autonomia loro costituzionalmente garantita e si ponga fine alla più volte prorogata gestione commissariale”.

Ma nonostante questo sottolinea Peppe Cassì “in dispregio assoluto del superiore pronunciamento, sembra ora che la Regione si stia risolvendo per un ulteriore rinvio. Se così fosse, la democrazia in Sicilia rimarrebbe ancora di fatto sospesa”.

Impedire il voto per paura?

In questo modo si viene nuovamente ad impedire il voto, si impedisce di avere i propri rappresentati in un ente che dovrebbe lavorare e spendersi per vaste aree territoriali dando un reale supporto ai comuni. Cosa sta accadendo nuovamente? Il disegno di legge sulle province, i particolare per l’elezioni dei rappresentati istituzionali è ormai al lavoro da molto tempo. Inoltre è stato più volte annunciato come imminenza, ma che poi è stata quasi sempre disattesa.

“Impedire il voto, impedire agli enti di area vasta di eleggere autonomamente i propri rappresentanti è un atto eversivo, perché mette di fatto in discussione ciò in cui si sostanzia ogni democrazia: garantire ad una comunità definita da precisi confini geografici di autodeterminarsi tramite lo svolgimento di libere elezioni” aggiunge ancora Peppe Cassì.

Secondo Peppe Cassì c’è paura ad affrontare le elezioni, in particolare per i classici giochi politici e di poltrona che si vengono a creare.

La Sicilia è alle prese con un’anomalia antidemocratica

“Il prolungato ed ingiustificato commissariamento delle Province rappresenta dunque un’anomalia antidemocratica. Un esempio di politica arrogante e autoreferenziale, che ha perso completamente di vista le finalità a cui la politica dovrebbe tendere e cioè il perseguimento dell’interesse collettivo, soppiantato dall’istinto di autoprotezione. Dalla volontà di mantenere a qualsiasi costo il controllo del territorio.” sottolinea ancora Cassì

Sicuramente quanto denuncia Peppe Cassì è sintomo di un cancro che coinvolge tutta la classe politica, chiunque siede in un luogo di prestigio e di potere continua ad avere sete di potere, a costo di rendere la vita ai cittadini antidemocratica e illiberale.

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