Eni-Versalis: tanti interventi, ma a Ragusa 250 famiglie brancolano ancora nel buio
Dopo avere prosciugato, in 60 anni, le risorse petrolifere del sottosuolo ibleo, non è possibile che a Ragusa rimangano solo le macerie. Tanti gli interventi registrati in questi giorni sulla vicenda Eni-Versalis ma il risultato è che al momento 250 persone, tra diretto e indotto, continuano a brancolare nel buio.
Grande preoccupazione e vicinanza alle famiglie degli operai dell’azienda Versalis è stata espressa dal vescovo di Ragusa, Giuseppe La Placa. Il Vescovo ha chiesto a “tutti i soggetti istituzionali e politici del nostro Paese, della Sicilia e delle Province di Ragusa e Siracusa di adoperarsi ad ogni livello affinché non un solo posto di lavoro vada perduto e perché a tutte le famiglie sia garantito il diritto al lavoro e alla dignità”.
Il segretario cittadino del Partito Democratico di Ragusa, Peppe Calabrese, ha fatto sapere che di fronte a questa grave minaccia per l’economia e l’occupazione locali, il PD si è immediatamente attivato, i parlamentari, Nello Dipasquale all’ARS e Anthony Barbagallo alla Camera, hanno presentato rispettivamente un ordine del giorno e un’interrogazione sull’argomento, sottolineando nei loro documenti l’importanza strategica dei poli di Ragusa e Siracusa, e la necessità di un piano concreto per la riconversione industriale e la tutela dei lavoratori”.
“Dopo settant’anni di sfruttamento del sottosuolo ragusano e del Sud-Est siciliano in generale – aggiunge Calabrese che è anche membro della segreteria regionale – non possiamo permettere che Eni lasci solo macerie ai danni di un’intera comunità che verrebbe penalizzata da decisioni che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro. Il Partito Democratico chiede al Governo di destinare le risorse del PNRR e del FSC per sostenere la riconversione dello stabilimento”.
Nei giorni scorsi il Sindaco Cassì, la Giunta e i consiglieri di maggioranza avevano annunciato il loro impegno per avviare un tavolo di confronto con Eni, perché la giusta ristrutturazione industriale non si trasformi in un nuovo strumento di sottosviluppo del territorio ibleo e una perdita di posti di lavoro.
“Eni parla di riconversione – ha annunciato da parte sua il deputato regionale on. Abbate – ma ad oggi regna l’incertezza sul futuro lavorativo di 250 persone, tra diretto e indotto, che rappresentano una fetta significativa della comunità iblea. I vertici di Eni, contemporaneamente alla notizia della chiusura, hanno annunciato la realizzazione di una bioraffineria a Priolo e a Ragusa di un centro direzionale multicompetenze.
Ad oggi però non ci sono notizie certe in merito, tutto sembra campato in aria poiché nessun dettaglio di piano aziendale è stato reso noto e quando Eni ha annunciato la realizzazione di nuovi impianti, con la cessazione delle attività degli impianti cracking a Brindisi e Priolo, e del polietilene a Ragusa ha anche detto che per gli stabilimenti di Brindisi e di Priolo è prevista la riconversione degli impianti, mentre per Ragusa si prospetta la chiusura del sito.
Il deputato regionale on. Dipasquale ha avidenziano come sia fondamentale che le istituzioni agiscano subito e trovino le risorse necessarie per un piano di riconversione industriale sostenibile, anche tramite le risorse del PNRR e del Fondo Sviluppo e Coesione. Dalle forze di maggioranza che sostengono il Governo a Palermo e a Roma mi aspettavo interventi capaci di richiamare l’attenzione e l’azione di Schifani e Meloni. Invece, dobbiamo registrare da parte loro un imbarazzante silenzio” ha dichiarato Dipasquale.
Intanto per il 12 novembre, lo ricordiamo, è stata fissata una giornata di protesta le cui modalità sono ancora da definire. La decisione è stata assunta nel corso di un’assemblea dei lavoratori di Cgil, Cisl e Uil che si è svolta proprio all’entrata dello stabilimento di contrada Tabuna alla quale era presente anche il senatore Sallemi.
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