La coperta delle Mamme di Modica e “Il filo… di Simone”
di Ester Guglielmino
Simone ha nove anni, i capelli a spazzola e un sorriso sbarazzino.
Simone ha una mamma e una nonna che trovano ancora il tempo, il tempo giusto per ritrovarsi e per stare assieme, il tempo giusto per chiacchierare e per ridere di gusto, complici, se un punto dritto riesce al rovescio, tanto nell’arte dell’uncinetto quanto, forse, in quella della vita.
Simone vive a Modica, una città graziosa, piacevole e ricca di storia, una città dove tre anni fa – quasi per gioco – è nato un progetto: tessere una coperta, una coperta grande, colorata, avvolgente; una coperta che parli di ognuno ma anche di nessuno; che sia di tutti ma che non abbia padroni; che racconti storie in ogni sua trama ma che da esse sappia pure dipanarne altre, diverse, infinite.
Che razza di progetto è – direte voi – tessere una coperta, e magari coprirci pure la scalinata di una chiesa? Certo può sembrare un progetto bizzarro agli occhi di tanti, eppure può sembrare altrettanto grandioso agli occhi di altri, di tutti quegli altri che sanno ancora sorprendersi per il poco e che hanno ben chiaro in testa che il poco unito ad altro poco e ad altro poco ancora può diventare tanto e anche troppo e anche tutto.
E allora eccole lì la mamma e la nonna di Simone, intente a sferruzzare, a coltivare questo proposito del poco o niente che può diventare grande. Ed eccolo lì Simone, pronto a rovesciare dal basso dei suoi pochi anni tutti i cliché del caso, eccolo appassionarsi a un’arte antica e tipicamente materna come quella dell’uncinetto e poi a un’arte ancora più antica e ancora più materna come quella della condivisione. Ed eccole questemattonelle ,nascere, crescere e moltiplicarsi; venire fuori a decine, a centinaia, a migliaia da decine, centinaia, migliaia di mani esperte e battagliere, le mani delle mamme e delle nonne, mani da sempre preparate a tutto, mani da sempre capaci di tessere amore, di accoglierlo, moltiplicarlo e ridonarlo.
Perché una coperta può sembrare niente, eppure è straordinario il suo essere semplicemente frutto di migliaia di fili che si intrecciano, che si abbracciano, che si sostengono a vicenda; una coperta forse davvero non è niente, ma può anche rappresentare tutto durante gli innumerevoli inverni dell’anima, della vita e della società che ci circonda.
Ed eccolo quindi Simone insieme a tutte le mamme e a tutte le nonne della sua città, eccolo a simboleggiare il probabile e migliore dei futuri possibili, un futuro che riesce a inglobare il passato e a reinterpretarlo, un futuro in cui c’è solo da rimboccarsi le maniche e lavorare, c’è da tessere fili e relazioni nuove, c’è da creare e costruire una società che possa ridonare dignità e calore a chiunque ne faccia parte.
Una società in cui tutti saranno chiamati a fare la loro parte, con perizia, con dignità, rispettando le differenze con gentilezza, ma anche abbattendole con coraggio. Un futuro in cui i figli potranno assomigliare alle madri senza avere il cruccio di essere competitivi coi loro padri e in cui le figlie potranno fare esattamente il contrario, senza per questo essere giudicate.
Di fronte a tutto questo, Simone è il nuovo che avanza, con i suoi pochi anni e con la sua lunga passione. Simone col sorriso sincero e con la ferma volontà di trasformare il suo gioco in una metafora seria. Simone che durante la lunga notte bianca del 31 luglio 2021 si è rimboccato le manichee, in barba al sonno o a prescindere da esso, ha offerto il suo contributo insieme a tanti, ha messo a servizio degli altri la sua passione per le cose, la sua gioia per il raggiungimento di un obiettivo condiviso.
Sulla maestosa gradinata della Chiesa di San Giovanni, dentro il cuore alto e antico della sua città, a notte già inoltrata, Simone poi si è infine abbandonato all’immenso abbraccio di quella coperta enorme e si è semplicemente lasciato avvolgere dal calore della speranza, la speranza in un futuro in cui solo la capacità di agire nel bello e per il bello possa fare la differenza. Chissà, forse sarà proprio questo il filo lungo e colorato che, in futuro, lo guiderà per la sua strada.
(Ester Guglielmino)
Carmela Giannì
Bell’articolo, un auspicio a cui mi associo.