La Jonica fa festa “Consales”, l’arbitro concede tre rigori e la Virtus Ispica alza bandiera bianca
Virtus Ispica 0
Jonica 4
Partita sospesa al 65′ per inferiorità numerica della Virtus Ispica
Marcatori: pt 13′ Gallardo (rigore), 33′ Gallardo (rigore), 44′ Gallardo (rigore), st 4′ Pappalardo.
Virtus Ispica: Bernat, Migliore (13′ st Vaccaro), Impallari, Coria, Centani, Giglio, Gazzè (13′ De Angelis), Mazzola, Alfano, Rossano (13′ st Said), Mancuso. All. Alfonso Adamo – Peppe Trigilia.
Jonica: Romano, Martino, Chimentao, Tabarez (14′ st Cragnolini), Aquino, Lucero,Crifò, Pappalardo, Micoli (1′ st Ortiz), Laplace, Gallardo. A Disp: Bartalotta, Savoca, Santoro, Garigali, Branca, Bucalo, Lanza. All. Michele Campo.
Arbitro: Pierpaolo Longo di Catania.
Assistenti: Gabriele Maria Lombardo di Caltanissetta e Andrea Triolo di Acireale.
Rosolini – La Jonica “incassa” tre punti pesanti per la sua classifica, ringrazia e se ne va. La Virtus Ispica subisce un danno fin troppo difficile da digerire.
Assoluto protagonista al “Consales” è stato il direttore di gara, che nel giro di 44′ minuti ha assegnato tre rigori alla formazione messinese (due un regalo anticipato di Natale) espulso ingiustamente Giglio in occasione del secondo tiro dal dischetto (sacrosanto) e mandato sotto la doccia Filpi per proteste dalla panchina e prima di assegnare il primo tiro dagli undici metri alla squadra ospite ne ha negato uno alla Virtus per un fallo su Rossano.
Chiaro che la formazione giallorossa, che aveva iniziato bene la gara, si è sentita penalizzata in maniera eccessiva e il fatto di essere rimasta in sei per una serie di infortuni di alcuni suoi atleti dopo aver effettuato le sostituzioni, dalla tribuna è sembrata palesemente una forma di protesta che potrebbe avere un seguito.
La dirigenza nel frattempo ha imposto il silenzio stampa ai suoi tesserati nell’attesa di decidere il da farsi, ma è chiaro che dopo i rigori beffa subiti sul campo dell’Igea, quello successo oggi, statisticamente senza precedenti è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Parlare della gara dunque, passa in secondo piano, bisognerà, invece capire, come si possono mandare alle ortiche i sacrifici fatti dalle società in questo periodo difficile, con degli arbitraggi che seppur in buona fede, spesso si dimostrano inadeguati per queste categorie che di dilettantismo ha forse solo il nome.