Intervista esclusiva, Cuono Gaglione, artista di Acerra ricorda: “Tutto ebbe inizio a Modica…”
Ma certamente la sua fama maggiore Gaglione la deve ad un quadro, quello a Diego Armando Maradona concepito a Modica. Il primo di una lunga serie dedicati al calciatore argentino
Ci sono personaggi fortemente legati a Modica che però spesso sono stati dimenticati dalla città.
Oggi, vi parliamo di uno di questi personaggi che ha lasciato un profondo segno con la sua arte ma che la città ha dimenticato.
Stiamo parlando di Cuono Gaglione, artista nato ad Acerra, 75 anni fa, ma modicano di adozione, che ha mosso proprio a Modica i primi passi nel mondo della pittura, realizzando opere che lo hanno portato ad essere conosciuto in tutto il mondo.
Oggi l’artista, che conta premi importanti in oltre sessant’anni di carriera, ha in attivo una mostra di grande successo nella sua città Acerra ma vive a Roma con un amore ritrovato dopo cinquant’anni.
Eppure il suo legame con la terra iblea, resta forte, qui infatti ha vissuto per molti anni, sposando una donna modicana, e qui sono nati quattro dei suoi cinque figli. Qui inoltre ha acquistato casa e torna spesso per rivedere i luoghi e le persone a lui care.
“Ho dei bellissimi ricordi, ci racconta al telefono, legati a Modica, dove sono arrivato nel 1975 per lavoro e per amore. La città della contea è stata il mio trampolino di lancio per la mia carriera artistica. Qui ho realizzato la prima mostra all’aperto nel Vicolo Grimaldi. Qui ho realizzato il mio quadro che rappresentava una profondità marina. Questa terra con i suoi colori, la sua luce unica è stata per me di grande ispirazione. Ho anche realizzato una fiorente scuola di pittura dove tanti ragazzi sono venuti per formarsi ed apprendere l’arte. Fra gli altri ricordo il famoso scultore Cappello. E’ stato un periodo molto florido, producevo ogni giorno una nuova opera, ero ispirato da ciò che mi circondava. E poi sia a Modica che a Ragusa ho fatto tantissime mostre. Proprio nel periodo ibleo, poi mi fu proposto di esporre nelle sedi del Parlamento Europeo di Bruxelles e di Strasburgo con 120 opere dedicate al Meridione Italiano. In particolare, la mostra di Strasburgo fu intitolata proprio “Sicilia d’amore e d’onore” in omaggio ad una terra la cui la bellezza non si può trovare in nessun posto del mondo a parte ovviamente nella mia terra, Acerra, Napoli che considero un’unica grande cosa con la Sicilia perché fanno parte del così detto “Regno delle Due Sicilie” ed è per questo che hanno in comune storia, tradizioni, bellezza.”
Tornando al periodo modicano l’artista ci svela dei segreti che ci incuriosiscono molto.
Ad esempio, ci racconta, che ha realizzato non solo opere, come quelle che possiamo ammirare nella Chiesa della Madonna delle Lacrime (N.D.R. Il quadro è quello che rappresenta “l’ultima cena” che l’artista cominciò quando ebbe inizio la guerra del Golfo e terminò quando finì il conflitto) o in quella di San Luca, ma anche dei restauri importanti. In particolare, nelle chiese di Santa Maria di Betlem, di San Giovanni e di San Pietro.
Per quanto riguarda San Giovanni, si è occupato del restauro del Cristo Risorto e ci ha svelato un particolare che andremo presto a verificare, si tratta di una firma camuffata impressa nel ginocchio sinistro della statua che l’artista ha voluto lasciare come segno del suo lavoro.
Oppure ancora il restauro del gruppo ligneo di San Pietro, per finire con la Madonna Vasa Vasa.
“Un giorno Padre Sortino, ci racconta, siamo nel 1982, mi ha chiamato perché desiderava restaurare il viso e le mani della Madonna, la vernice si era infatti screpolata ed era tutta ricoperta di polvere. Diciamo che dovevamo fare le cose in segreto. Così mi occupi con molta delicatezza e discrezione di questo restauro. E la soddisfazione più bella fu che proprio nel giorno di Pasqua, quando la Madonna uscì in processione, sentì qualcuno dire “Talia Talia a Maronna pari ciu bedda”, e quelle parole sono state per me una grande soddisfazione ammirando la Madonna che in effetti aveva assunto un nuovo aspetto.”
Poi legato a Modica c’è anche un piccolo mistero sulla sparizione di un’opera dedicata a Padre Rizza, parroco della Chiesa del Sacro Cuore.
A cui il pittore aveva dedicato un’opera molto particolare “Padre Rizza pescatore di uomini ”.
“Purtroppo ad oggi, ci spiega Gaglione, nessuno mi ha saputo dire che fine ha fatto quest’opera pare sia sparita per questioni di gelosia fra parroci ma mi piacerebbe tanto ritrovarla. Anzi approfitto di questa intervista per lanciare un appello e magari poter ritrovare quell’opera che aveva un particolare importante nella mia pittura. Avevo inserito un piccolo pulcinella. Una figura importantissima che oggi è stata inserita fra i beni immateriali dell’umanità.
Proprio a Modica ho realizzato un’opera interamente dedicata a questo personaggio intitolata “L’Eroe di sempre” perché è la figura più rappresentativa del Sud del Mondo.”
Un’altra opera che è legata al territorio ragusano, ed in particolare a Vittoria, è quella della “Strage dei cinque” che rappresenta la strage avvenuta a Vittoria dove morirono cinque persone, un episodio che ha segnato fortemente la città.
“In quest’opera mi piace mettere in evidenza anche la figura delle donne tipiche meridionali avvolte nel manto nero in segno di dolore e disperazione. Un’opera che conquistò l’allora sindaco Francesco Aiello che la volle fra le sue opere private.”
Ma certamente la sua fama maggiore Gaglione la deve ad un quadro importante non solo per lui ma per tutta la sua gente e forse molti non sanno che anche questo quadro è legato a Modica.
Fu qui infatti che realizzò il quadro che ha certamente segnato la sua carriera, il primo di venticinque opere dedicate a Diego Armando Maradona.
“Era il 9 novembre del 1986 e mi trovavo proprio a Modica, nella mia scuola di pittura. Da tifoso del Napoli non potevo non ascoltare la partita e così accesi la radio e mentre continuavo a dipingere ascoltavo la telecronaca di Napoli-Juventus. Il Napoli fino ad allora non aveva ancora vinto nulla, mentre la Juventus era già al suo ventiduesimo titolo conquistato. Una partita difficile, dunque, ed infatti subito la Juventus passò in vantaggio ma, da quel momento avvenne il miracolo non solo il Napoli pareggiò ma addirittura vinse. In realtà Maradona non segnò ma era come un segnale che il calciatore argentino sarebbe stato comunque l’artefice della vittoria del Napoli, e così la gioia fu tanta che iniziai a lavorare subito a quel quadro che intitolai “E fu festa – Omaggio a Diego Armando Maradona. Una volta terminato il quadro presi accordi con la sua segretaria e partì proprio da Modica fino a Napoli con la mia 126 verde insieme a mio figlio Michele. L’appuntamento era fissato alla vigilia di una partita molto delicata ovvero Napoli-Inter ma proprio in quella occasione Maradona si era infortunato e per un attimo ci fu detto che non avremmo potuto incontrarlo. Ed invece lui fu un gran signore perché nonostante fosse davvero dolorante per l’infortunio al piede mantenne il suo impegno e ci incontrò con grande gioia gli donai il quadro e lui fu molto lieto di riceverlo. Fece dei regali a mio figlio, insomma fu un incontro molto piacevole.”
Quel quadro, come dicevamo, fu il primo di una lunga serie di quadri che il Maestro realizzò in onore del grande campione.
Quadri che raccontavano la sua vita, tra gloria e dolori, da quando era bambino fino a quando poi morì. E fu proprio il primo quadro, quello realizzato a Modica, che diede il via alla mostra a Buenos Aires nella “Casa di D10S” il museo dedicato a Diego Armando Maradona.
Quel quadro infatti sparì quando Maradona andò via da Napoli e fu ritrovato da un suo ex preparatore atletico Fernando Signorini che pare lo trovò in un mercatino delle pulci e lo portò al museo ma su questo ci sono versioni contrastanti.
Fatto sta che il quadro arrivò nelle mani di Alberto Pérez Martin, proprietario del Museo che contattò Gaglione ed insieme realizzarono questa mostra.
Insomma, sono tante le cose che ci racconta il maestro, storie anche di vita privata come quella legata ai suoi due nipotini che adora, Emanuele e Giada, in particolare è proprio lei a renderlo orgoglioso perché già da piccolissima amava dipingere e ci racconta: “Va in giro sempre con una borsetta dove conserva i suoi colori.”
Poi parla dei suoi 5 figli Valentina, Michele, Mariana, Donato e Paola Pia : “Non sono dei pittori ma sono tutti a loro modo artisti, chi canta, chi suona la chitarra, chi fotografa, chi crea oggetti e lo fanno molto bene con talento. Sono molto orgoglioso di loro.”
Insomma sono davvero tante le cose da scrivere che bisognerebbe raccontarle in un libro più che una intervista e forse qualcuna ce la siamo anche dimenticata ma ci piacerebbe tornare a parlare di lui magari un giorno, non molto lontano, quando gli verrà consegnata la cittadinanza modicana come crediamo meriti una figura così importante per la storia artistica e culturale della nostra città.
Mariacarmela Torchi
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