Modica: focus sui 5 quesiti referendari indetto dalla Scuola di Formazione Politica ‘Virgilio Failla’
La spiegazione punto per punto dei quesiti a cui i lettori dovranno dire si o no il 12 giugno
Il referendum sulla giustizia che si terrà il 12 giugno prossimo non è certamente di facile comprensione per tutti, i quesiti sono posti in maniera complessa, sono molto tecnici e per questo le questioni sembrano interessare solo una categoria di persone. Inoltre, quando si parla di referendum, c’è sempre una sorta di diffidenza, anche perché in passato si è abusato di questo strumento.
Eppure, le cose non stanno proprio così, quelle questioni che ci sembrano marginali lo sono fino a quando non riguardano da vicino ciascuno di noi.
Per questo motivo la cosa principale da fare è quella di informarsi per andare a votare in maniera consapevole e soprattutto per riconquistare la fiducia dei cittadini nei confronti non solo della politica ma anche del sistema giustizia.
Questo il messaggio importante che è emerso dall’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio a Modica alla Sala del Granaio organizzato dalla Scuola di Formazione Politica e Culturale Virgilio Failla. Ad aprire l’incontro Giovanni Di Rosa che ha spiegato brevemente la finalità della scuola e ha lanciato i prossimi appuntamenti.
Mentre a spiegare i cinque quesiti a cui siamo chiamati a rispondere nel referendum, gli avvocati Angela Allegria e Salvatore Giurdanella, moderati dall’Avvocato Antonio Ruta che ha dato anche il suo contributo facendo da collante fra i vari interventi e soffermandosi sulla questione del voto elettronico e sulla possibilità, in una società altamente tecnologica, di introdurre questa modalità che consentirebbe di estendere ad una platea più vasta la partecipazione anche se, ha spiegato “è necessario trovare la giusta soluzione per garantire la segretezza del voto e anche per escludere la possibilità che venga controllato.” L’avvocato Rut,. inoltre, ha fatto una breve introduzione sui quesiti che non sono stati ammessi soffermandosi in particolare sulla cannabis legale e l’ausilio al suicidio del consenziente.
L’attenzione è poi ritornata sui 5 quesiti referendari, che noi cercheremo di riportare punto per punto quello che hanno spiegato gli avvocati, cercando così di contribuire a fare informazione e ad aiutare i cittadini a comprendere le motivazioni alla base del referendum:
QUESITO 1 SCHEDA ROSSA: ABROGAZIONE DEL TESTO UNICO DELLE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI INCANDIDABILITÀ E DI DIVIETO DI RICOPRIRE CARICHE ELETTIVE E DI GOVERNO CONSEGUENTI A SENTENZE DEFINITIVE DI CONDANNA PER DELITTI NON COLPOSI.
L’Avv. Salvatore Giurdanella ha cercato di spiegare in parole semplici e con esempi concreti il significato di questo primo quesito che in realtà chiede ai cittadini se vogliono abrogare la legge che prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, rappresentanti di governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali in caso di condanna.
La Legge Severino ha introdotto un principio che diciamo dovrebbe essere quasi scontato in un Paese che si basa su un’etica politica ovvero tu politico sei stato condannato per alcuni reati che hanno un determinato impatto sociale( 416 bis, reati con la pubblica amministraizone)?
Non puoi più candidarti o, se sei in carica, decadi automaticamente. In realtà c’è un aspetto della legge che crea una sorta disparità di trattamento tra gli amministratori locali e i politici nazionali. Per chi è in carica in un ente territoriale, infatti, è sufficiente una condanna in primo grado non definitiva per la sospensione mentre per un deputato o un senatore occorre che ci sia in via definitiva a una pena superiore a due anni per delitti gravi di mafia e terrorismo; per delitti commessi da pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione; per reati per cui è prevista la reclusione non inferiore ai quattro anni.
Capite che basta già questo primo quesito per aprire un dibattito infinito su un tema che porta a diverse riflessioni e che certamente trova tutti d’accordo sul fatto che le responsabilità a cui è chiamato un amministratore locale sono certamente maggiori di quelle di un politico nazionale ma la diversità di trattamento della legge sembra non tenerne conto.
E’ accaduto molte volte che un sindaco è stato sospeso dalla carica anche se poi nel giudizio definitivo è stato dichiarato non colpevole. Quindi è stato punito primo ancora di accertare che fosse realmente colpevole. Votare no significa mantenere in vigore la legge, votare sì significa abrogarla.
QUESITO 2 SCHEDA ARANCIONE: LIMITAZIONE DELLE MISURE CAUTELARI…
Anche su questo quesito è intervenuto l’Avv. Giurdanella ed anche in questo caso ha spiegato in parole semplici che cosa chiede questo particolare quesito partendo da un principio fondamentale su cui si basa la nostra Costituzione ovvero l’Art 27 che prevede il Principio della Presunzione di non colpevolezza ovvero un imputato è innocente fino a prova contraria.
Quindi fino alla condanna definitiva un imputato non è considerato colpevole.
Ci sono però tre casi in cui il giudice può decidere di usare la custodia cautelare, quindi di mettere in carcere o ai domiciliari una persona indagata, ovvero quando c’è il pericolo che contamini le prove, quando c’è il pericolo che si allontani e quando c’è il pericolo che possa commettere reati della stessa specie.
Il problema reale nasce dalle statistiche che sono emerse da una ricerca fatta proprio dal Ministero della Giustizia in cui emerge un dato che deve fare riflettere ovvero l’abuso della custodia cautelare in carcere.
Nel 2021 sono state emesse 81 mila ordinanze di custodia cautelare, di queste nell’8,9% gli imputati sono stati riconosciuti innocenti ma la cosa più grave è che la percentuale restante ha beneficiato della sospensione condizionale della pena.
Quello che oggi condiziona molto la scelta della custodia cautelare è l’opinione pubblica perché i processi si fanno in televisione e le indagini preliminari con l’arresto a favore di telecamera fanno salire gli ascolti a danno di chi però molto spesso subisce una condanna ingiusta e si ritrova in carcere con criminali veri subendo delle conseguenze psicologiche gravi e addirittura finendo per entrare in giri criminali.
Anche questo quesito, quindi, merita particolare attenzione perché chi vota SI lascia le cose come stanno, chi vota NO vuole mantenere in vigore la legge che consente l’arresto o i domiciliari anche per la motivazione del pericolo della ripetizione del reato.
QUESITO 3 SCHEDA GIALLA SULLA SEPARAZIONE DELLE FUNZIONI DEI MAGISTRATI
A questo quesito che, all’apparenza sembra più tecnico e più distante dall’interesse generale, l’Avv. Giurdanella ha risposto sottolineando come, in realtà, anche questo aspetto del referendum può interessarci in prima persona, perché la mancata separazione delle carriere può portare ad una mancanza di imparzialità dei procedimenti.
Spesso accade infatti che nel corso della propria carriera, un magistrato possa passare dal ruolo di giudice a quello di pubblico ministero (accusatore) e viceversa,
Questo fa sì che le carriere tra chi giudica (giudice) e chi accusa (Pm) non sono separate. Per cui capita spesso che una persona lavori per anni come Pm in funzione di accusa e poi, improvvisamente, diventi giudice.
Nel dibattitto inoltre è emerso anche un dato importante ovvero il magistrato di carriera spesso non hai mai fatto l’avvocato e questo comporta una mancanza di “sensibilità” che si acquisisce avendo a che fare con le persone che hanno bisogno di essere difese.
Diceva il Presidente Pertini “I giudici non solo devono essere imparziali ma anche apparire tali”. Quindi chi vota Si al referendum sceglie di abrogare la norma, optando per l’obbligo di scelta tra essere Pm o giudici all’inizio della propria carriera. Chi vota NO invece non ha problemi a consentire la stessa carriera per Pm e giudici.
QUESITO 4 SCHEDA GRIGIA PARTECIPAZIONE DEI MEMBRI LAICI A TUTTE LE DELIBERAZIONI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA CORTE DI CASSAZIONE E DEI CONSIGLI GIUDIZIARI
Questo è certamente uno dei quesiti più tecnici ma l’Avvocato Allegria ha cercato nella sua spiegazione di semplificarlo al massimo.
Innanzitutto occorre precisare che ad oggi i giudici del CSM (consiglio superiore della magistratura) si giudicano tra loro mentre i rappresentati laici (che sono avvocati e professori universitari) non hanno diritto di voto.
Ovviamente anche in questo a rischio è l’imparzialità. Chi vota SI vuole abrogare la legge e consentire che i magistrati vengano valutati anche dai membri laici come avvocati e professori universitari; chi vota NO vuole continuare a escludere la valutazione laica per i magistrati.
QUESITO 5 SCHEDA VERDE ABROGAZIONE DI NORME IN MATERIA DI ELEZIONI DEI COMPONENTI TOGATI DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA.
Anche il quinto quesito è affidato alla spiegazione dell’Avvocato Allegria che dopo un breve excursus storico che motiva le ragioni per cui si è creato il sistema delle correnti nella magistratura, spiega come in realtà su questo punto si è aperto un ampio dibattitto fra i promotori che non vogliono eliminare la raccolta di firme ( da 25 a 50) che il magistrato deve fare per candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura e chi invece sostiene che è necessario eliminare questo modus operandi simile a quello dei partiti politici, per garantire una parità ai blocchi di partenza. Anche se non consentire ai magistrati di associarsi potrebbe essere considerato un andare contro l’art 18 della Costituzione che assicura ai lavoratori il diritto di associarsi liberamente. Il pericolo fondamentale è determinato dal fatto che la magistratura si percepisca come un potere al di sopra della legge stessa. Insomma, alla fine chi vota SI fa sparire l’obbligo di procurarsi delle firme, chi vota NO lo vuole mantenere.
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