Scicli, il nuovo romanzo di Claudio Fava ed Ezio Abbate presentato a Palazzo Spadaro
“A Palermo ci sono due tipi di uomini: quelli che uccidono e quelli che muoiono, tu che uomo sei?”
In medias res, direttamente catapultati dentro “Centoventisei”, nei pensieri di Gasparo, uno dei tre protagonisti del romanzo scritto da Ezio Abbate e Claudio Fava, edito da Mondadori. Così ha inizio la presentazione di un’opera che prende titolo e sfondo storico dalla centoventisei riempita di tritolo che uccise il giudice Paolo Borsellino, nel luglio del 1992, in via D’Amelio, a Palermo.
Un evento organizzato dal Rotary Club di Scicli, nel salone dai riflessi dorati di Palazzo Spadaro, moderato dal giornalista Marco Causarano, alla presenza del Presidente del club, Guglielmo Adamo e all’assistente del governatore del distretto Sicilia-Malta, Giuseppe Alfano.
Le due mani autoriali sono di personalità che la mafia la attraversano tutti i giorni: Ezio Abbate, sceneggiatore per serie tv conosciutissime, tra cui Suburra, Squadra Mobile e Le mani dentro la città – Ndrangheta a Milano; Claudio Fava, che di presentazioni ne ha ben poco bisogno… ex Presidente della Commissione Antimafia, giornalista e scrittore.
“Chi compra questo libro e decide di leggerlo deve sapere che non è un libro sulla mafia – spiega Fava ad una sala gremita – è un romanzo, ed ogni romanzo assume su di sé la licenza di andare per i fatti propri, il privilegio di una scrittura che permette di seguire se stessi senza dover restare appesi alle parole, alle tracce della cronaca. Non è la storia della strage di via D’Amelio, ma è quel che accade in una notte palermitana della centoventisei che si riempie di tritolo. È la storia di tre perdenti, tre ultimi della società, che vivono la normalità dell’anormale, Gasparo, ad esempio, è un killer, che campa uccidendo le persone, Cosima, la moglie, al nono mese di gravidanza, dopo due figli persi a causa della preoccupazione data dal mestiere del marito, ed infine un ragazzino, ignorantello, che si appresta ad imparare il ‘mestiere’ mafioso. Abbiamo preso pezzi di storia e ci abbiamo costruito attorno, con uno sguardo talvolta ironico.”
Sarà proprio il coinvolgimento di Fava nel lavoro sulla ricostruzione del depistaggio dell’attentato di Borsellino, a diventare il punto di partenza di un libro che sarà presto anche una produzione teatrale.
“Io e Claudio ci siamo conosciuti durante la scrittura di una serie tv- racconta Ezio Abbate – e da quel momento abbiamo cominciato a lavorare insieme, fino a diventare ‘soci’, vuol dire che c’è società, e far parte di una piccola squadra ristretta è un’emozione… del resto, il libro è stato scritto fondamentalmente con due cervelli e due cuori.”
In un intervallarsi di riflessioni sulle origini di “Centoventisei” ed estratti dal libro stesso, interpretati dagli attori David Coco e Giovanni Alfieri, la platea si catapulta in quella nottata afosa di luglio, nelle strade di Palermo, con i suoi odori e suoni caratteristici, tra sorrisi amari e leggeri al tempo stesso, attorno ad una ferita che rappresenta il peggior attentato della storia repubblicana e di cui, ancora, molte domande rimangono prive di risposte, a vagare come i fumi dei bracieri della Guadagna.
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