Don Umberto Bonincontro, incessante comunicatore e guida di tre generazioni di ventenni
Il suo ultimo libro, “Pellegrino nel tempo“, uscirà postumo.
( di Piergiorgio Barone) – Don Umberto Bonincontro, per oltre 50 anni, è stato il prete social per eccellenza nella diocesi di Noto. La sua voglia di comunicare è coincisa anche con la forza incisiva, forte, a volte dirompente, del suo linguaggio, semplice e mai retorico, comprensibile perché mirato a giungere alla mente ed al cuore dei suoi lettori e ascoltatori. Un linguaggio “ispirato” dalla Parola di Dio.
Tutte le forme di comunicazione proposte hanno trovato il loro spirito ed il loro modo di essere nel tentativo di coniugare la “parola” del comunicare quotidiano, alla “Parola” del Vangelo soprattutto. E viceversa, perché proprio dalla sua frequenza alla Parola di Dio ha ritradotto in termini di comprensibilità la Speranza del progetto di vita di ogni persona che in sessanta anni di presbiterato ha incontrato.
In un libro, Pellegrino nel tempo (una lunghissima conversazione-confessione da me proposta di ben 368 pagine con centinaia di foto, documenti e testimonianze, oggi in tipografia e quindi di prossima uscita), per ricordare i suoi 60 anni di sacerdozio, don Umberto confessa di avere “sempre creduto alla forza dirompente della comunicazione. Già dal seminario – ricorda – di aver fondato “La torretta”, un ciclostilato di poche copie per far circolare certe idee”.
La comunicazione come strumento principe del suo operare. E tutto nella trasparenza di una “verità che va gridata dai tetti!” e di un parlare, per ricordare il Vangelo, “che si: Si! Si! No! No!”.
Dalla “Torretta” seminariale, appena giunto al SS. Salvatore, don Umberto propone assieme ai suoi parrocchiani, soprattutto giovani, nn foglio ciclostilato in formato A4 “Comunità Parrocchiale”, con uscita domenicale, per inviare messaggi, ricordare iniziative, proporre qualche riflessione. Poi il notiziario diviene più corposo, mensile, con elementi di commento socio-politico e religioso-teologico.
Nel novembre 1972 si approda ad un mensile ufficialmente registrato Comunità, di attualità e problemi ecclesiali. Mille copie attese dai suoi lettori non solo in abbonamento postale o dato “brevi manu” alle famiglie, ma anche nelle edicole. Mi chiese di esserne il Direttore Responsabile con una iscrizione agli Elenchi Speciali di Palermo. Avevo appena 22 anni. Attorno, tutto un gruppo di giovani appartenenti alle parrocchie di San Giorgio, Sant’Antonino ed evidentemente il SS. Salvatore. E tanti intellettuali, persone impegnate da Mario Agosta a Nannino Ragusa, Uccio Barone, Piero Vernuccio, Gino Patti, Francesco Fede, Eraldo Castrusini, Salvatore Monteleone, Pietro Colombo… solo per citarne alcuni. Don Umberto sempre il lievito, alla luce della sua formazione ispirata dal rinnovamento giovanneo del Concilio Vaticano II, che indicava e proponeva direzioni che continuamente si imbevevano della ricerca sociale, religiosa, teologica del tempo; e del confronto con l’opera e gli scritti di personaggi come Don Lorenzo Milani di Barbiana, don Sardelli della “Scuola 725 – Non Tacere”, Paulo Freire, Dom Franzoni, e decine di altri.
Perché la comunità parrocchiale e cittadina ascoltasse voci diverse, e crescesse nel confronto e nel dialogo, don Umberto ha sempre favorito l’incontro con testimoni d’eccezione come: Ortensio da Spinetoli, Arturo Paoli, E. Balducci e ha suggerito la partecipazione alle varie “Settimane teologiche” che da decenni si son svolte presso la Domus Sancti Petri: Juan Arias, Adriana Zarri, Carlo Molari, Enrico Chiavacci, Diez Alegria, Giannino Piana, Armido Rizzi, Stella Morra, e altri.
Con Comunità, don Umberto, assieme a decine e decine di altre persone compie il grande salto: la redazione del mensile si trasforma in “Gruppo”, poi negli anni in “Associazione” – allargata anche al quartiere Dente, Scardacucco Piano-Ceci, e alla Contrada Fiumara – diventando ben presto coscienza critica in città. Ci facevamo carico di tanti problemi, come l’annosa penuria di acqua, la elettrificazione rurale, il malfunzionamento della scuola di base, l’inquinamento del depuratore delle acque reflue della città, la politica verticistica e personalistica che non si occupava se non larvatamente degli ultimi, ma allacciava compromessi costanti con aziende e imprenditori locali. E, fra i tanti problemi uno soprattutto ne attenzionammo, quello che interessava i lavoratori in nero, sfruttati e mal retribuiti, dai nuovi super negozi di abbigliamento e supermercati, ai cantieri di lavoro dei palazzinari che fecero “il sacco di Modica”, quegli scempi e obbrobri edilizi al Corso Umberto che, cinquanta anni dopo, sono ancora sotto gli occhi di tutti. E ciò fino alla fine degli anni Ottanta.
Per queste lotte don Umberto, assieme a me, a Enzo Roccasalva e Gino Patti, fummo denunciati e processati. Ma tutto fini in una bolla di sapone. Avevamo detto il vero, quindi niente condanne, ma assoluzioni.
Ma l’impegno social di don Umberto Bonincontro è stato sorretto da un curricolo di tutto riguardo, iniziato del 1968, quando frequenta un corso d’inglese a Malta, ottenendo un attestato di “intermediate”. Segue poi il Magistero di Servizio Sociale di durata triennale e diviene Assistente Sociale, titolo certo non sfruttato professionalmente, ma come strumento di pastorale cristiana, che gli ha permesso una migliore conoscenza delle problematiche relative all’approccio alla solitudine degli anziani, alla emarginazione dei ragazzi, alle dinamiche di separazione nelle famiglie e così via. Nel maggio del 1972, svolge una ricerca e discute una tesi allora divenuta evidente, complessa ed urgente nella sua gravità: “Aspetti sociali della droga”.
Frequenta presso la Pontificia Università Lateranense il corso in Teologia Pastorale e consegue la laurea nel 1973 discutendo una tesi su: “Il problema della giustizia nel Magistero dei Vescovi dell’America latina”.
Intanto, collabora, oltre che con Comunità, con tante testate giornalistiche, prima fra tutte La vita diocesana e poi, Avvenire, L’Osservatore Romano, Il Domani ibleo, Il Corriere di Modica, Dialogo, Il giornale di Scicli, La Città, Opinione sud, Cristiani d’oggi, Profondo sud. Dal 1974 è stato iscritto all’Albo come giornalista pubblicista. Realizza alcune interviste interessanti a personaggi della Chiesa impegnata: al Card. Pellegrino, al Card. Piovanelli, al Card. Pappalardo, a Mons. Bettazzi, a E. Balducci, a P. Charrier e a tanti altri…
Nel 1974 inizia a insegnare Storia delle religioni non cristiane. Nel 1979 Scienze della Comunicazione sociale, materia che da sempre lo ha affascinato. Nel 1980 insegna Sociologia religiosa.
Anche la Diocesi di Ragusa gli chiede di insegnare Scienze della Comunicazione sociale. In questa esperienza ha visto passare alcune centinaia di persone delle nostre parrocchie. Ha seguito tantissimi giovani e adulti nella preparazione della tesi e nella discussione per le discipline insegnate. Dal SS. Salvatore una decina di giovani hanno seguito i corsi e sei, una volta avuto il diploma, si sono inseriti nella scuola per l’insegnamento della religione. Occasionalmente, anche agli studenti di Teologia di Noto, ha insegnato Catechetica, Pastorale e Omiletica.
Dal maggio 1975, non appena cioè si è avuta la liberalizzazione dell’etere inizia a curare rubriche su radio e TV locali: Emmeuno, Teleuno, VideoUno, Video Mediterraneo quali: “Una religione per il nostro tempo”, “Dialogo aperto”, “Conoscere la Bibbia” e“Una presenza per servire”.
A proposito di quest’ultima rubrica. Una presenza per servire, ricordo che essa è andata avanti, settimanalmente, per oltre trent’anni dal 1988 al 2022, registrando la cifra record di 1.350 puntate! Il riscontro è stato enorme. Solo con la rubrica “Dialogo aperto”, che sollecitava il dialogo con gli ascoltatori, ricevette tante lettere, alcune anche da Malta. “Una presenza per servire”, che è stata una riflessione sulla Parola di Dio che veniva offerta dalla liturgia domenicale, il successo può essere misurato pensando al fatto che già anni fa, quando la rubrica andava in onda il sabato sera, un giorno la redazione ebbe a comunicargli che quel sabato aveva registrato uno share o indice di ascolto, di ben di 8.620 ascoltatori!
Nel corso della conversazione per il prossimo libro “Pellegrino del tempo” don Umberto ha dichiarato che chi fa pastorale cristiana “ha in mano uno strumento potente per l’evangelizzazione e non lo si usa o non lo si sa usare. Dicevo tra me e me, una tale cifra di ascoltatori (8620 in una serata!) non si raggiunge neppure se si predica in chiesa per un anno”.
Intanto, nel 1985, ritorna al primo vecchio sogno e all’Università di Catania segue il Corso di Laurea in Lingue e Letterature Straniere, approdando, alla Laurea con specializzazione in Lingua Francese, discutendo una tesi su: “Journal d’un curè de campagne: de Bernanos à Bresson” (Diario di un curato di campagna: da Bernanos a Bresson), riguardante la trasposizione filmica del celebre romanzo dello scrittore francese Bernanos.
Dal 1994 e per parecchi anni viene nominato Direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali, col compito di essere il portavoce del Vescovo e di coordinare i mass-media, soprattutto il quindicinale diocesano “La vita diocesana”. Nello stesso anno organizza la celebrazione del 150° della Diocesi. Con un Convegno Nazionale, che vede a Noto eminenti studiosi, e la produzione di un libro dal titolo “Una storia aperta” a cui fu allegato un documentario in VHS di quasi un’ora a me affidato.
Cinque anni dopo, nel 1999, Don Umberto ancora una volta mi affidò il compito di realizzare un altro Documentario in VHS Hi-Fi Film-Color Quale parrocchia per il Terzo Millennio, per celebrare il 75° di fondazione della Parrocchia del SS. Salvatore. Oggi è possibile vedere i due documentari su YouTube. Qualche settimana prima di essere ricoverato, parlando delle nostre collaborazioni e riferendosi al documentario Quale parrocchia… ebbe a dirmi che lo aveva rivisto da poco e aggiunse: “Hai proposto un testo a commento che, ad ascoltarlo a 25 anni di distanza, ha un sapore profetico!”
Segnalo anche i due importanti volumi di don Umberto Bonincontro Dalla Parola alla parola – “Scritti scelti 1972-1988” – (304 pp. Comunità SS. Salvatore – Modica – Tipolitografia La Moderna. 1988), fortemente voluto e patrocinato dal Consiglio Pastorale, per festeggiare i primi 25 anni del suo sacerdozio. E Dalla parola alla Parola (Edizioni La Grafica, 2013, Modica, pp. 576), che raccoglie testi scelti tra i suoi scritti dal 1988 al 2013, con una lunga video-intervista riportata nel CD allegato. La scelta e la presentazione oltre che la sistemazione organica dei materiali e la video intervista, don Umberto, sia per il primo che per il secondo volume, l’aveva affidata al sottoscritto.
Don Umberto Bonincontro è stato sempre convinto che come Chiesa non ci sì è ancora resi conto di quali strumenti si abbiamo in mano per annunciare il Vangelo. Ne è ben consapevole Papa Francesco che non perde occasione per parlare, usando i social: radio, TV, Twitter, per rilasciare interviste, e pubblicare libri.
Comunicare, dunque, come evangelizzare, servendoti di tutte le occasioni e di tutti i mezzi a disposizione: parola, stampa, social., perché la missione del prete è stata anzitutto, per don Umberto, annunciare il Vangelo. San Paolo, l’annunciatore per eccellenza, ha detto “non sono stato inviato a battezzare ma ad annunciare il Vangelo. Guai a me se non evangelizzo!”. E, parafrasando l’Apostolo, don Umberto amava dire: “Non sono prete solo per dire Messe ma, e anzitutto, per annunciare il Vangelo”.
Questo chiodo fisso l’ha avuto dal primo giorno, da quando ha compreso che la sua scelta si stava avviando a compimento, mentre era in Seminario. Da allora non si è più tirato indietro, risparmiato. Oltre le omelie tenute in ogni celebrazione, anche feriale, ha cercato di “spezzare” la Parola di Dio in tanti corsi di Esercizi Spirituali, in tante occasioni di Formazione (preparazione al battesimo, al matrimonio ecc.), nella Lectio Divina largamente praticata, attraverso le trasmissioni radio-tv, ecc.
L’impegno più forte l’ha poi profusa nei Corsi di Catechesi per Adulti e nei vari Corsi di Formazione. I Corsi di Catechesi intensiva, tenuti fin dal primo anno, lo hanno impegnato per oltre cinquanta anni, per due settimane l’anno.
Il lavoro umano, pastorale, religioso, sociale, politico, sia attraverso la presenza ed il coinvolgimento diretto che attraverso la predicazione, le conferenze, i social, rimarrà come punto di riferimento educativo per alcune generazioni, perché ha inciso profondamente e liberamente nelle coscienze e nei sentimenti di chi lo ha conosciuto. La città di Modica e la Diocesi di Noto deve essere grata a don Umberto Bonincontro per la sua testimonianza nei valori più alti non solo nella direzione escatologica, ma anche e soprattutto del vivere umano quotidiano empatico, solidale, criticamente costruttivo.
Grazie don Umberto a nome di tre generazioni di ventenni a partire dal 1960 ad oggi. Rimani sempre con noi.
Piergiorgio Barone
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Modica: è deceduto Don Umberto Bonincontro. Con lui se ne va un pezzo di storia religiosa e non solo della città -
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